M.O.; Netanyahu: Sì a Stato palestinese smilitarizzato


Gerusalemme, 15 giu. (Apcom)
– Sì a uno Stato palestinese ma
“smilitarizzato e che riconosca Israele come Stato del popolo
ebraico”. Il primo ministro israeliano, Benjamin Nethaniau, nel
suo primo discorso di politica estera dalle elezioni di febbraio
all’università Bar Ilan, nei pressi di Tel Aviv, chiarisce la sua
posizione sul conflitto palestinese. “Se ricevessimo garanzie
sulla smilitarizzazione e se i palestinesi riconoscessero Israele
come lo Stato del popolo ebraico, allora saremmo in grado di
raggiungere una soluzione basata su uno Stato palestinese
smilitarizzato accanto a Israele”, ha detto il premier. “A ognuno
la sua bandiera, a ognuno il suo inno… Il territorio concesso
ai palestinesi sarà senza armi, senza controllo dello spazio
aereo, senza la possibilità di ingresso di armi, senza la
possibilità di allacciare relazioni con l’Iran o Hezbollah”, ha
aggiunto il capo del governo israeliano.

Tuttavia Netanyahu ha escluso il congelamento delle colonie nei
territori palestinesi occupati come richiesto dalla Comunità
internazionale e ha chiesto ai palestinesi la ripresa immediata
dei colloqui di pace senza condizioni preliminari. “Lancio un
appello ai nostri vicini palestinesi e ai dirigenti palestinesi a
riprendere immediatamente i colloqui di pace senza condizioni
preliminari”, ha detto il premier. “Questa sera dico ai
palestinesi: vogliamo vivere accanto a voi in buone relazioni”,
ha aggiunto. “Non voglio far costruire nuove colonie o confiscare
terre con questo obiettivo ma occorre permettere agli abitanti
degli insediamenti di vivere normalmente”, ha affermato,
escludendo in questo modo la sospensione delle costruzioni nelle
colonie esistenti per soddisfare le necessità della “crescita
naturale”.

E’ la prima volta che Netanyahu accetta di parlare della
prospettiva di uno Stato palestinese, come richiesto dal
presidente americano, Barack Obama, anche in occasione del suo
discorso di riconciliazione con il mondo musulmano pronunciato il
4 giugno al Cairo. In Egitto, il capo dello Stato Usa ha ribadito
il principio di “due stati per due popoli” e ha lanciato un
appello al congelamento totale delle costruzioni nelle colonie in
Cisgiordania, in cui vivono più di 280.000 israeliani.

Fino ad ora Netanyahu si era rifiutato di evocare la creazione
di uno Stato palestinese, e si era limitato a parlare solo di una
“pace economica” con i palestinesi. “La condizione preliminare è
che i palestinesi riconoscano in modo sincero pubblico Israele
come Stato del popolo ebraico”, ha detto. “Il cuore del conflitto
è sempre stato il rifiuto degli arabi di accettare l’esistenza
di uno Stato israeliano”, ha aggiunto in riferimento in
particolare al rifiuto dei Paesi arabi nel 1947 di riconoscere la
risoluzione dell’Onu in favore della divisione della Palestina
tra uno Stato ebraico e uno Stato arabo.

“I ritiri che Israele ha operato nel passato non hanno cambiato
questa realtà”, ha aggiunto riferendosi agli attacchi di
Hezbollah dopo il ritiro del Libano nel 2000 e quelli di Hamas
dopo il ritiro dalla Striscia di Gaza nel 2005.

Netanyahu ha anche escluso un ritorno dei profughi palestinese
in Israele, affermando che il loro problema deve essere regolato
“al di fuori delle frontiere” di Israele. “Il loro ritorno
andrebbe contro l’esistenza di Israele come Stato ebraico”.

Negative le reazioni palestinesi. Il movimento islamico palestinese Hamas,
che controlla Gaza, ha denunciato l’ideologia “razzista ed
estremista” del premier israeliano. L’Autorità nazionale palestinese
(Anp) ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin
Netanyahu di “silurare” tutti gli sforzi di pace ponendo una
serie di condizioni per accettare una soluzione basata sulla
creazione di uno Stato palestinese.

Bla

142036 giu 09

MAZ

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