M.O.; Procede il dialogo tra Siria e Stati Uniti


Beirut, 8 mar. (Apcom)
– Ieri a Beirut Jeffrey Feltman e Daniel
Shapiro avevano alzato la voce per affermare l’indipendenza del
Libano dall’influenza siriana. Oggi a Damasco i due “inviati
speciali” del presidente Barack Obama hanno usato toni morbidi e
definito “molto costruttivi” i colloqui con il leader siriano
Bashar Assad e il ministro degli Esteri Walid Mualem. “Penso che
la Siria possa giocare un ruolo importante e costruttivo nella
regione”, ha dichiarato Feltman, Segretario di stato aggiunto per
il Medio Oriente, che in serata e’ tornato a Beirut assieme a
Shapiro.

Queste parole sono state accolte con grande soddisfazione del
regime siriano che si augura di poter aprire un nuovo capitolo
nei rapporti con Washington e di metter fine al gelo che ha
contraddistinto per otto anni le relazioni con la passata
Amministrazione Bush. E se Obama conferma di voler dialogare con
quei Paesi del Medio Oriente considerati “ostili”, da parte sua
la Siria invia segnali concilianti non mancando di sottolineare
il suo avvicinamento ai modelli economici e sociali
dell’Occidente. Ieri i leader siriani hanno dato ampio risalto
alla inaugurazione martedi’ prossimo della Borsa di Damasco
confermando la volonta’ di velocizzare il passaggio del Paese
dall’economia di ispirazione socialista portata avanti in questi
ultimi decenni ad una economia sempre piu’ di mercato.

E’ evidente il tentativo di Obama di spezzare l’alleanza tra
Siria e Iran ed isolare maggiormente Teheran, per costringerla ad
interrompere i suoi programmi nucleari che, secondo i servizi
statunitensi e israeliani, sarebbero finalizzati alla costruzione
di ordigni atomici. Le due parti “hanno discusso dei mezzi per
rafforzare le relazioni bilaterali e dei rispettivi punti di
vista sulla situazione regionale nella prospettiva di una pace
globale e duratura in Medio Oriente”, ha riferito l’agenzia di
stampa ufficiale siriana “Sana”. L’iniziativa americana non
poteva non avere riflessi in Iran. Teheran, adottando in
apparenza una linea piu’ pragmatica, ha assicurato che prendera’
in considerazione la proposta americana di una conferenza
internazionale sull’Afghanistan e si e’ detta disposta ad offrire
aiuto al paese vicino.

Allo stesso tempo Washington procede con cautela sulla strada
della riconciliazione e se da un lato e’ pronta a dialogare con
la Siria, dall’altro il Segretario di stato Hillary Clinton, in
visita ad Ankara, ha precisato che non e’ stata presa ancora
alcuna decisione circa il ritorno dell’ambasciatore americano a
Damasco. Da parte sua il portavoce del Dipartimento di stato ha
ribadito che la posizione degli Stati Uniti verso Hezbollah
(alleato della Siria) non e’ cambiata, prendendo cosi’ le
distanza dalla decisione del ministro degli Esteri britannico,
David Miliband, che ha autorizzato l’avvio di colloqui con il
movimento sciita libanese.

Gli Stati Uniti, dicono fonti diplomatiche occidentali non
presenteranno a Damasco “una lista della spesa” di richieste che
provocherebbe un irrigidimento della Siria ma allo stesso tempo
non intendono fare promesse ai siriani, specie sul futuro delle
Alture del Golan occupate da Israele nel 1967. “Non dobbiamo
aspettarci cambiamenti profondi”, ha commentato oggi l’inviato
Feldman a proposito delle relazioni tra Usa e Siria. Il ghiaccio
pero’ si e’ rotto e non sono pochi a pensare che il miglioramento
dei rapporti tra Damasco e Washington portera’ ad una nuova “pax
siriana” in Libano.

Nti

MAZ

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