Palermo, 19 nov. (Apcom) – Sono state depositate oggi le motivazioni della sentenza di secondo grado, emessa lo scorso 29 giugno, che ha sancito la condanna del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Per i giudici della corte d’Appello di Palermo il politico sarebbe stato un vero e proprio anello di congiunzione tra la mafia e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi quando questi era ancora soltanto un imprenditore del settore delle costruzioni.
L’impegno di Dell’Utri avrebbe infatti agevolato il rafforzamento di Cosa nostra negli ambienti imprenditoriali ed economici milanesi. Nelle motivazioni quindi si fa riferimento alla figura del boss palermitano Vittorio Mangano, chiamato da Dell’Utri a ricoprire ufficialmente il ruolo di stalliere nella villa di Arcore del premier, ma in realtà assunto per tutelare la figura dell’imprenditore e della sua famiglia in cambio di “ingenti somme di denaro”. Sono state ritenute attendibili, infine, le rivelazioni del pentito Francesco Di Carlo il quale raccontò di un incontro, avvenuto nel 1975 negli uffici di Berlusconi, e al quale presero parte alcuni esponenti di spicco di Cosa nostra tra i quali anche Stefano Bontade, il principe di Villagrazia, considerato uno dei principali capimafia dell’epoca.
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