Mafia/ Messina Denaro: capo di Cosa nostra, primula rossa dal ’93

Palermo, 16 dic. (TMNews) – Nato a Castelvetrano, in provincia di Trapani, quarantanove anni fa, Matteo Messina Denaro è per tutti “Diabolik”. Un nome che lui stesso ha scelto per la sua passione per il famoso fumetto delle sorelle Giussani. Del ladro in calzamaglia, però, il figlio del vecchio don Ciccio Messina Denaro, ha davvero poco. Il suo “genio” criminale è precoce: ha solo 14 anni quando prende in mano la sua prima pistola; 18 quando commette il primo di una lista interminabile di omicidi. Secondo una leggenda non distante dalla realtà, pare che un giorno il giovane Matteo Messina Denaro abbia confessato ad un amico, una frase divenuta ormai storica e che descrive con poche parole lo spessore della sua ferocia: “Con tutti quelli che ho ammazzato – disse -, potrei riempire un cimitero”.

Accusato di associazione mafiosa nel 1989, e condannato in via definitiva all’ergastolo per le stragi di Firenze, Milano e Roma, Denaro è latitante dal 1993.

La carriera della “primula rossa” trapanese, e la sua scalata ai vertici di Cosa nostra, sono iniziate già all’indomani dell’arresto di Totò Riina nel 1993, e proseguite durante la seconda metà degli anni novanta all’ombra del capo dei capi Bernardo Provenzano, con il quale Denaro ha intessuto un fitto rapporto epistolare sulla base di decine di “pizzini”.

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