Palermo, 30 gen. (Apcom) – Sono complessivamente 32 le persone
coinvolte nell’operazione ‘Pozzo’ del Ros dei carabinieri di
Messina, che ha portato in cella 12 presunti esponenti della
mafia di Barcellona Pozzo di Gotto. A tutti gli indagati vengono
contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione,
danneggiamento, detenzione e porto abusivo di armi, usura,
spendita di moneta falsa. L’inchiesta era partita nel 2007 come
prosecuzione delle indagini che negli anni precedenti avevano già
colpito numerosi esponenti delle famiglie di Cosa Nostra di
Mistretta e Barcellona Pozzo di Gotto, nonché dei gruppi mafiosi
dei cosiddetti ‘Batanesi’ e ‘Mazzarroti’, attivi rispettivamente
a Tortorici e Mazzarrà Sant’Andrea.
Secondo i carabinieri a capo dell’organizzazione sgominata oggi
c’era Carmelo D’Amico che aveva preso il posto di Giuseppe
Gullotti e Salvatore Di Salvo, condannati nell’ambito del
processo Mare Nostrum. L’inchiesta ha consentito di accertare
l’interesse dell’organizzazione per i lavori pubblici in corso di
realizzazione nella fascia tirrenica della provincia, attraverso
l’imposizione nei contratti di subappalto e forniture di
materiali da parte di imprese controllate, anche mediante la
consumazione di attentati intimidatori nei confronti di
imprenditori concorrenti.
Altro rilevante settore d’interesse
dell’organizzazione si è rivelato, secondo i carabinieri, quello
connesso al controllo degli stabilimenti balneari e dei locali
notturni presenti nell’area milazzese, funzionale alla gestione
del gioco d’azzardo, nonché di attività usuraria nei confronti
dei giocatori maggiormente gravati dai debiti di gioco. In tale
ambito, le attività di riscontro hanno consentito il deferimento
in stato di libertà di 35 soggetti per concorso in gioco
d’azzardo, mentre nel corso di alcune perquisizioni nei confronti
di altri indagati sono state sequestrate banconote contraffate
per oltre 5mila euro.
Secondo i carabinieri, inoltre, l’organizzazione criminale
avrebbe offerto sostegno all’ex-sindaco di Santa Lucia del Mela,
Santo Pandolfo, destinatario di un avviso di garanzia in
occasione delle consultazioni amministrative del 2002.
L’amministrazione avrebbe ricambiato con l’approvazione della
sanatoria di un fabbricato abusivo di proprietà di un esponente
di vertice della famiglia ed il rilascio di una concessione per
gestirvi un esercizio pubblico. Sono state infine accertate le
minacce degli esponenti di vertice della famiglia barcellonese
nei confronti dei familiari di un collaboratore di giustizia,
finalizzate a dissuaderlo dal rendere ulteriori dichiarazioni.
Secondo i carabinieri l’operazione ‘Pozzo’ costituisce
“l’ennesimo intervento nei confronti di uno dei sodalizi
criminali più qualificati della Cosa Nostra messinese,
concorrendo a ripristinare le essenziali condizioni di legalità e
di libero mercato in importanti settori dell’economia dell’area
tirrenica”.
Cas
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