Palermo, 6 nov. (Apcom) – Nell’estate del ’93 per Cosa nostra “l’obiettivo diretto erano i carabinieri”. Lo sostiene il dichiarante Gaspare Spatuzza in uno dei verbali resi davanti ai pm di Caltanissetta e depositati nel processo d’appello a carico del senatore Marcello Dell’Utri. Gaspare Spatuzza, imbianchino, quinta elementare, dice di aver saputo dal boss Giuseppe Graviano che nell’estate di quell’anno, a pochi mesi dall’arresto di Totò Riina, “l’obiettivo era colpire lo Stato, possono essere anche poliziotti ma per ora c’è
l’obiettivo diretto dei carabinieri”. Spatuzza, che ha già parlato in un altro verbale di colpire le torri di Palermo dove c’è la sede della Dia, ha sostenuto che l’obiettivo era un capita dei carabinieri “che aveva avuto un ruolo nella cattura di Riina e camminava a bordo di una Spider di colore rosso”. Spatuzza dice che per tre volte cercarono la vettura dell’ufficiale nel parcheggio adiacente l’abitazione, “ma non l’abbiamo trovata”.
In un altro frammento di verbale Gaspare Spatuzza racconta di aver avuto incarico da Giuseppe Graviano “di mettere ordine a Porta Nuova che era infestata dalla criminalità”. Il pentito dice poi che in quel periodo il mandamento mafioso di Porta Nuova “era retto da Vittorio Mangano che non ho mai conosciuto nè incontrato”. Ai pm nisseni Spatuzza, che come proprietà personale ha, per sua stessa dichiarazione nei verbali, “l’abitazione della mia defunta madre ereditata da tutti i figli, in parti uguali”, spiega che “era strano per noi di Brancaccio occuparci di un mandamento lontano, per mettere ordine, senza l’assistenza di gente del posto”. Lo stesso Spatuzza, sempre a proposito di questo intervento, nel mandamento di Porta Nuova, dice: “Ritengo che la persona vicino ai Graviano fosse Marcello Dell’Utri anche se il nome non mi fu mai fatto”.
Cas/Lux
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