Maggis e gli altri alla MarcoRossi

Monza – Insomma: se pensate che l’arte sia il nuovo bene rifugio allora potreste provare a fidarvi del Corriere della sera, inserto economia, che poche settimane fa ha classificato Paolo Maggis nella top ten degli investimenti sicuri. Poco male per un artista nato e cresciuto a Vimercate e poi fabbricato a Brera, che ha saputo costruirsi una carriera solida anche scrollandosi di dosso il dovere del Belpaese per andare a cercarsi fortuna prima in Germania e oggi a Barcellona.


Da lì continua a lavorare e da lì, dopo la personale di pochi mesi fa, torna alla galleria MarcoRossi di Monza, che non ha rinunciato al suo talento preparando la collettiva d’estate che è stata allestita proprio in questi giorni. Ma non è necessariamente questione di tasche, di borsino né di accumulazione di beni – si tratti di tele quanto di mattoni: i lavori di Maggis si fanno strada soprattutto perché è uno dei principali interpreti dell’arte contemporanea in Italia.
La sua opera in galleria è “Bubble” ed è datata 2010, un esemplare perfetto della capacità dell’artista di declinare nel migliore dei modi – è in una tavolozza assolutamente personale – le nuove vie del figurativo italiano. Pur nel suo autoesilio catalano. Lavora invece in Italia ed è ormai un fenomeno del panorama artistico nazionale Valerio Berruti, piemontese, poco più che trentenne e ormai affermato lungo una poetica e un’iconografia ampiamente riconoscibili nell’innocenza solo presunta del tratto e della rappresentazione dell’infanzia, le stesse che lo hanno portato solo nel 2011 in personali a Tokyo, Belgrado, Milano e Verona e nella sua chiesa sconsacrata studio ad Alba.
Da queste mostre il lavoro presentato da Marcorossi, della serie “Almost King”. Opere singole anche per due stranieri. Come Sergi Barnils, nato nel 1954 a Bata nella Guinea Equatoriale ma cresciuto – per corrispondenza inversa con Maggis – vicino a Barcellona, la città originaria di suo padre. Pochi mesi fa MarcoRossi gli ha dedicato una personale a Milano curata da Luca Beatrice e oggi porta a Monza uno dei suoi lavori, “El ciel explica la glòria de Deu”, datato 2011. E’ del 2011 anche l’opera senza titolo di Nebosja Despotovic, nato a Belgrado nel 1985 ma attivo tra Padova e Venezia, protagonista di un’altra collettiva MarcoRossi un anno fa a Pietrasanta.
Era invece in galleria a Monza poco più di un anno fa Franco Guerzoni, artista modenese del 1948 che stava allora valutando se partecipare, invitato, alla Biennale di Venezia. Figlio artistico degli anni Settanta, ha condiviso la sua ricerca tra tavolozza, colori e fotografia nel milieu emiliano che ha visto crescere Vaccari, Parmiggiani, Della Casa, Cremaschi e Ghiri. Oggi molto del suo lavoro ha un ascendente archeologico che si traduce nella costante e attenta stratificazione dei materiali. Nella galleria di via Vittorio Emanuele 44 tre opere realizzate con tecniche miste come polveri di quarzo, stucchi e gessi su tavola, pigmenti in polvere e oro in foglia. La galeria è aperta da martedì a sabato dalle 11 alle 19.
Massimiliano Rossin

m.rossin

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