Una passione travolgente, meravigliosa, commovente. Rinata, ancora più forte, dalle ceneri di un sogno precipitato in un incubo. Un sogno che ora sarà ancora più bello da ricostruire, tutti insieme, uniti come mai prima d’ora.
Senza questo pubblico, senza questi tifosi, senza questo amore, oggi non saremmo qui a raccontarvi di questo unico, grande cuore che batte all’unisono, dal Franco Ossola tornato davvero casa, ai campetti di periferia travolti dall’entusiasmo dell’inarrestabile marea biancorossa. Tutto e subito,
da quel 26 agosto, quando a Masnago arrivarono 1.500 persone per urlare a gran voce il loro amore senza confini – e categorie – per il Varese, che esordiva in Coppa Italia Eccellenza a tre anni di distanza da una finale playoff per volare in serie A. Poi la notte di Barzanò sotto l’acqua a petto nudo, la Bombonera di Besozzo che esplode di gioia, il Mari di Legnano dipinto di biancorosso, i palloncini in volo a Vittuone, la calca in tribuna a Trezzano, i bus e i cori a Vigevano, il cielo che piange Erika durante il derby col Legnano, le bandiere al Chinetti col Saronno. E la neve che cade ai primi di marzo, dopo l’inverno più caldo di sempre, che fa rimandare la partita con l’Arconatese spingendo la festa promozione sopra a quella per il 106esimo compleanno: 4.000 (sì, quattromila) al Franco Ossola, bimbi, adulti e anziani, tifosi di sempre e fan dell’ultim’ora; l’ingresso che sembra il Mortirolo con i gazebo e i furgoncini, l’odore delle salamelle e della birra, lo stand delle magliette preso d’assalto, l’invasione di campo finale.
Roba da stropicciarsi gli occhi, che rende possibile l’impossibile, che fa venire il magone all’idea che tra poco sarà tutto finito. Ma che non dimenticheremo mai, perché così siamo rinati, per l’ennesima volta, uniti nella gioia e nel dolore, nell’accogliere Beppe Sannino e Neto Pereira, nell’abbracciare papà Gibe e unire tutta Italia nel ricordo della sua piccola Erika. “Torneremo in serie B”. E lo faremo tutti insieme.