– Come farà il nostro eroe a ritrovare il carburatore misteriosamente scomparso sotto una catasta di pistoni, candele, viti, bulloni, frizioni e dischi dei freni? Ce la fa, ce la fa, perché il suo è un casino organizzato, non sia mai che il pezzo di una Norton finisca tra quelli di una Bsa o di una Gilera, alla fine tutto quadra al momento di rimontare gli infiniti ingranaggi di una moto o di una Vespa, e il risultato finale è
stupefacente.
Già, perché , 50 anni tondi, è il mago del restauro per le moto d’epoca, con la sua grande officina di Castronno, l’Old Metal Garage, e il logo che ricorda quello leggendario della OM (Officine Meccaniche) produttrice di autocarri. Da lui ritorni adolescente, ripassi la storia del ciclomotore italiano, della Lambretta e della Vespa, senti di nuovo parlare dei “Benellini” tre marce, di “Guzzini” e “Galletti”, e scopri motociclette di superba bellezza pronte e tornare a mordere l’asfalto.
Eppure Elia non è nato in sella a una Laverda o a una Frera, ma nella vita ha fatto lavori diversi, sempre sostenuto però da un’infinita passione per le due ruote.
«Sono nato a Varese nel 1966, mio padre Antonio, salernitano, aveva un negozio di parrucchiere in via Cesare Battisti proprio vicino a quello di mia madre, Mila Barbetta, originaria di Cannara nel perugino, l’“Artigianato italiano” che vendeva articoli da regalo. Ma, purtroppo o per fortuna, di fianco c’era l’officina Piatti, concessionaria di Zundapp e Cagiva, io da bambino ero sempre lì, affascinato dai motori».
Però Elia studia da perito elettronico, si diploma ed entra nel mondo del lavoro come riparatore di elettrodomestici -«dal cordless ai televisori, passando per hi-fi e radio»- per una decina d’anni, poi gestisce con la madre il negozio di via Battisti, sempre con la passione che gli lavora dentro come un tarlo.
«Da ragazzo giravo con una Vespa 50R marrone con sella beige, poi con un Fantic Caballero mentre gli amici, più grandi di me, avevano già il 125. Negli anni ho guidato una Cagiva “Aletta rossa”, una Vespa GTR 125 acquistata per 50mila lire, una Suzuki GT 380 e una 1100, logico che prima o poi quello delle moto diventasse il mio mondo».
Mentre lavora per vendere ceramiche e manufatti artistici, Elia De Caro incomincia quasi per gioco a restaurare una Vespa GL, proprio nell’officina Piatti che nel frattempo è diventata “A ruota libera” ed è passata di proprietà a Giorgio Torello. Poi un’altra Vespa, una “Struzzo” 150, e l’idea di cambiar mestiere gli frulla sempre più in testa.
«Mi sono iscritto al serale dell’Itis e ho preso un altro diploma, quello di perito meccanico, che mi serviva per poter riparare i motori e ho fatto il grande salto. Prima in uno scantinato di viale Aguggiari, poi in questo capannone di via Piave a Castronno, dove lavoro dal febbraio 2011. Ormai sono conosciuto nell’ambiente delle moto d’epoca e ho clienti francesi, tedeschi e svizzeri, che mi portano molte Vespa ma anche Guzzi, marca assai apprezzata all’estero», spiega Elia De Caro, tre figli, Leonardo aspirante parrucchiere come il nonno, Clara allieva della scuola del Turismo e Marcella che segue un indirizzo commerciale.
Le moto più difficili da restaurare sono quelle degli anni Venti e Trenta: «Mancano i pezzi di ricambio e occorre farli fare. Ho qui una BSA del 1953 e i ricambi arrivano dall’India e dall’Indonesia, dove li fa produrre la casa madre. Lo stesso avviene per la Piaggio. La Vespa più richiesta è l’ET3, tra le Lambretta vanno molto le carenate dal ’58 in poi e soprattutto le bicolori, meno le prime del dopoguerra, più adatte a veri conoscitori. Tra le moto, BMW, Gilera e Guzzi. Ho restaurato una rara Maserati 125 del ’56 e messo le fotografie nel sito: sono arrivate decine di telefonate. Un’altra moto richiesta è la Ducati Scrambler, da conoscere a fondo però per la difficoltà di accensione».
A Elia -che a parte lattoneria e verniciatura, cromatura e zincatura, commissionate fuori, compie tutto il resto del lavoro meccanico, elettrico e di carrozzeria- arrivano anche diversi ciclomotori, Garelli, Piaggio, Aspes, Benelli, «ma spesso non ci metto mano perché il restauro costerebbe troppo rispetto al valore del mezzo».
Per avere una Vespa come nuova occorrono dai due ai quattro mesi di lavoro e qualche migliaio di euro, ma per moto più “difficili” l’attesa può arrivare anche a due anni. Pur restaurando decine di Vespa, Elia è un “lambrettista”, ne possiede due, una prima serie del 1953 e una D 150 del ’54, oltre a una BMW GS 1100 per le gite più lunghe. «Della Piaggio ho soltanto la “Cosa”, la Vespa più brutta mai prodotta, anche questa ormai quasi una rarità!»