Malpensa, droga e ’ndrangheta C’era un basista a Gallarate

La droga della ’ndrangheta arrivava a Malpensa anche grazie a un basista di Gallarate.

Gli uomini della Dda di Firenze, che hanno condotte le indagini, l’hanno chiamato “l’ignoto di Varese”.

Fu lui a preoccuparsi di trovare una camera per i trafficanti internazionali di droga quando dalla Calabria dovevano venire a Malpensa a ritirare un carico. Serviva un affittacamere compiacente, che non facesse troppe domande. L’ignoto lo trovò proprio a Gallarate.

Ieri, nel tribunale di Busto Arsizio, si è tenuta l’udienza preliminare del processo a carico di , fiorentino di 54 anni, 48 anni, nato in provincia di Catanzaro e
, 47 anni, di Reggio Calabria.

Solo loro ad aver organizzato e messo in atto un traffico di droga che dal Sud America arrivava in Italia. L’8 luglio del 2011 la Dda di Firenze, dopo quasi un anno di indagini e intercettazioni telefoniche, bloccò a colpo sicuro un carico di 25 kg di cocaina in arrivo da Cancun all’aeroporto di Malpensa.

Secondo le indagini i tre facevano parte di un gruppo criminale che operava tra Colombia, Messico e Italia.

Biagiotti e Molinaro saranno processati con rito abbreviato. Per loro il pm ha chiesto 7 anni e 8 mesi di reclusione.

Cannizzaro ha invece deciso di non avvalersi di riti alternativi e proseguire con il processo ordinario.

Dalle indagini della Direzione distrettuale Antimafia di Firenze emerge come i tre siano legati alla ’ndrangheta calabrese e vicini ai Mazzei, famiglia della Locride operante anch’essa nel traffico di droga.

Nel 2012, sempre per traffico di droga, vennero arrestati anche i fratelli e , di 29 e 34 anni. A loro la Dda confiscò beni per tre milioni di euro.

Con molta probabilità, oltre all’ignoto di Varese, i tre potevano contare anche su qualcuno all’interno dell’aeroporto, che li aiutasse a far uscire la droga dallo scalo. Ora i tre rischiano condanne pesanti. In quei giorni, però, Alessandro Biagiotti rischiò la vita. I narcotrafficanti colombiani pensavano che il sequestro della coca, a Malpensa, fosse una semplice scusa per non pagare la merce. Così i narcos trattennero Biagiotti in Colombia minacciandolo di morte. Lo liberarono solo quando i carabinieri italiani diffusero la falsa notizia che la droga era stata intercettata grazie alla polizia messicana.

A raccontare l’accaduto fu lo stesso Biagiotti, stramite internet. «Al quarto giorno gli scagnozzi del cartello minacciano Eduard di tagliarli un orecchio e inviarlo ai suoi paesani… Eduard tradito dai suoi stessi compari». Ora rischia quasi 8 anni di carcere. 

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