Malpensa, peruviani tentano furto in boutique Gucci: commessa li rincorre e blocca tutto

Recuperata merce per oltre duemila euro. In manette un 25enne peruviano, già noto per episodi simili. Indagini in corso su un possibile mercato parallelo di beni di lusso trafugati.

Serata movimentata, quella di domenica 27 aprile, al Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa: una dipendente del negozio Gucci ha sventato un furto con prontezza e determinazione. Poco dopo le 20.30, la commessa si è accorta che una famiglia apparentemente innocua – composta da un uomo, una donna e un bambino – stava lasciando la boutique con una borsa del valore di oltre 1500 euro. Senza esitare, ha allertato la polizia aerea e si è lanciata all’inseguimento.

Secondo quanto riportato da La Prealpina, la prontezza della donna ha permesso non solo di recuperare la borsa, ma anche di scoprire che nel “bottino” c’era pure un cappello griffato da 450 euro. In manette è finito il 25enne peruviano, già segnalato per furti simili nei mesi scorsi. Lunedì mattina è stato condotto davanti al giudice Cristina Ceffa per il processo per direttissima. L’uomo, residente a Torino con la famiglia, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il furto era stato architettato con la complicità della moglie, che distraeva la commessa osservando con finta attenzione gli articoli in esposizione. Quando è scattato l’allarme antitaccheggio, i tre si sono diretti verso il gate B, ma sono stati raggiunti prima dall’addetta alla vendita e poi dagli agenti della polaria, che hanno rinvenuto anche due profumi rubati poco prima al Duty Free, per un valore di 220 euro.

Il pubblico ministero Roberto Bonfanti ha convalidato l’arresto e disposto per il giovane l’obbligo di dimora a Torino, con divieto di uscire di casa tra le 20 e le 7. L’avvocato della difesa, Veronica Bologna, ha preannunciato la richiesta di un rito alternativo: il processo è stato rinviato a fine giugno.

Nel frattempo, la polaria sta esaminando i filmati delle telecamere per verificare se la famiglia sia coinvolta in altri episodi analoghi. Il sospetto degli inquirenti è che i tre agiscano per conto di un’organizzazione dedita al commercio illecito di beni di lusso autentici ma trafugati, rivenduti attraverso canali paralleli.