Genova, 12 nov. (TMNews) – “Genova è una comunità percossa ma non piegata, attende ciò che è giusto ma guarda avanti, è in movimento”. Lo ha affermato il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, durante l’omelia della messa celebrata nella cattedrale del capoluogo ligure per le sei vittime dell’alluvione del 4 novembre. Alla cerimonia, che si è svolta in una chiesa gremita, hanno partecipato i parenti delle vittime e i massimi esponenti delle istituzioni locali, tra cui il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando e il sindaco di Genova, Marta Vincenzi.
“La furia dell’acqua – ha sottolineato Bagnasco – ha trascinato via cose, lavoro e strade ma soprattutto si è portata via sei vite umane e queste non potranno essere rimpiazzate da nulla”. “La speranza” però, secondo l’arcivescovo di Genova, “non è venuta meno e la fiamma della fiducia non è stata spenta dall’acqua devastatrice. Noi sappiamo che la speranza e la fiducia, come il legame fraterno che fa di noi una comunità di vita e di destino –
ha detto Bagnasco – hanno una radice ben più profonda e forte di qualunque forza tenebrosa. In questi giorni – ha aggiunto – un’altra onda è dilagata nella città raggiungendo anche i punti più lontani, un’onda questa volta non limacciosa e oscura ma spirituale, tanto da toccare il cuore di tutti: è l’onda della vicinanza degli affetti, degli intenti, delle speranze e della solidarietà. Negli occhi di coloro che spalavano fango dalle cose proprie o altrui, che cercavano con pazienza di salvare il salvabile – ha spiegato il presidente della Cei – ho visto una grande forza che mi ha commosso, ho scorto in quegli sguardi semplici, in quei saluti, una dignità profonda, ho letto in quelle strette di mano fangose e nobili una determinazione assoluta di riprendere la vita quotidiana al più presto. E nello stringersi a raccolta di tanti, che a titolo diverso erano accorsi, abbiamo visto prendere corpo la vicinanza fraterna, confermarsi il senso del dovere, farsi visibile quel vincolo di solidarietà umana e cristiana che sentiamo ci lega tutti gli uni agli altri e che, in condizioni normali, a volte esita a venir fuori, quasi avessimo pudore di riconoscerci e di chiamarci fratelli. A tutti – ha concluso Bagnasco – Genova è riconoscente e grata”.
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