Manager morto in montagna S’indaga per cercare le cause

VARESE La squadra mobile di Aosta, guidata da Nicola Donadio, sta indagando sulle cause dell’incidente sugli sci costato la vita al top manager varesino Giorgio Trombetta, morto domenica mattina in ospedale dopo la caduta lungo la pista innevata di ritorno a La Thuile.
«È proprio il tratto dove l’incidente è avvenuto a spingerci verso verifiche molto approfondite – spiega brevemente Donadio – Un punto di raccordo, quasi pianeggiante e coperto da neve fresca dove non è

possibile che a causare la caduta fuori pista possa essere stata l’eventuale velocità dello sciatore».
Allo scopo di chiarire la dinamica dell’accaduto gli uomini della polizia di Stato hanno già eseguito un sopralluogo in loco affidando a periti sciistici ulteriori accertamenti tecnici: l’ipotesi al vaglio degli inquirenti è quella del malore. Trombetta potrebbe essersi sentito male ed è essere caduto nel canale profondo un paio di metri dove i soccorritori l’hanno poi ritrovato alle 23 di sabato.
«Al momento non escludiamo nulla – dice Donadio – Stiamo vagliando tutte le ipotesi dal malore all’investimento accidentale da parte di terzi».
La città di Varese è intanto sotto choc per la perdita di un figlio e per il lutto che ha colpito una famiglia estremamente stimata in città. Ieri il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo ha espresso tutta la sua vicinanza ai familiari di Trombetta.
Cordoglio espresso anche da Luigi Jemoli, vicepresidente della Fondazione Ubi e molto amico della famiglia Trombetta. «Giorgio era un uomo di grande spessore, un professionista straordinario come dimostra i risultati raggiunti in carriera – ha detto Jemoli – La famiglia Trombetta, alla quale mi lega una lunga amicizia, esprime al meglio quell’operosità varesina mai sbandierata che al meglio rappresenta la nostra città. Questo è un lutto che colpisce tutti». «Una persona eccezionale – ha aggiunto Antonio Bulgheroni, patron della Lindt ed esponente di assoluto spicco di Confindustria – Uno sportivo vero, un atleta che amava moltissimo la montagna».

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s.bartolini

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