– Sessant’anni splendidamente portati, in giro per l’Italia. Al Teatro di Varese, dove l’altra sera Fiorella Mannoia ha fatto il tutto esaurito per festeggiare i 46 anni di carriera con il suo Live Tour molto acustico, ma anche formidabilmente elettrico, non c’è un semplice pubblico.
Sono tutti fan che si sono conquistati il diritto di ballare con lei, chiederle un bacio, regalarle fiori e scommettere sulla canzone che verrà.
Il pubblico è la fotografia sociale e anagrafica di quello che oggi, 61 anni compiuti nel lungo tour, rappresenta per le donne italiane: fermezza e forza con la piena consapevolezza nella propria femminilità, fragilità e sensualità.
Una maturazione corporea e ideologica tra la liberazione del femminismo e la tenerezza della maturità. Fiorella è l’amica e compagna di viaggio che piroetta sulle canzoni scritte per lei da , , , , , , : una regina di cuori, Fiorella, che ama per il gusto di farlo.
E non fa alcuna differenza se il suo cuore batte sotto il cielo e le nuvole del Messico, si assopisce ad ascoltare la pioggia di “Sally”
o resta incantato da quel «chips, chips, du-du-du-du» della contiana “Via con me”. Fiorella è all’occasione sbarazzina, adolescente, combattente o indifesa. E cattura chiunque: i mariti con le mogli, i fidanzati con le fidanzate, le mamme con le figlie.
Al centro della sua storia c’è l’universo femminile: da spronare, curare, esaltare in tutta la sua complessità.
C’è la madre che non è stata (con la toccante “In viaggio” dedicata ad una figlia mai avuta) e quel tempo passato di quando, 14enne, si presentò al Festival di Castrocaro del 1968 con “Un bimbo sul leone” scritta da .
Poi arrivarono gli anni Settanta e Ottanta con la grinta di “Caffè nero bollente” e la dolcezza di “Quello che le donne non dicono”. Un televisore in bianco e nero, ad un lato del palcoscenico, ricorda quegli anni Sessanta, ma non c’è posto per la malinconia.
Anzi, dimenticando il bon ton è corretto dire che più invecchia e più la Mannoia migliora. Supera le epoche con “Amore bello”, “La stagione dell’amore”, “Cercami, “La paura non esiste”, con la sicurezza che le dà quel talento di gioventù avvalorato dall’esperienza.
Fiorella è solo voce: gli abiti da palcoscenico sono un accento passeggero su una parola di poca importanza. La musica, invece, è il frutto maturo da addentare e con il quale giocare. Alle sue spalle ha sei musicisti che illuminano la scena di complicità: accarezzano le note come fanno le stelle con il cielo (quello d’Irlanda è arrivato, puntuale, a chiusura concerto) e quando passano dagli strumenti acustici a quelli amplificati, la magia fa scoppiare la sala. E l’innamoramento per Fiorella te lo porti a casa, canticchiando.