Manovra/ Cambiano Imu e pensioni. Giarda avverte: prima coperture

Roma, 10 dic. (TMNews) – Grandi manovre, seppur con margini strettissimi, sulla manovra. La riunione di questa mattina tra il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, e gli esponenti dei partiti che sostengono il governo (Pdl, Pd e Terzo Polo) dall’altra non ha prodotto i risultati sperati. C’è stata, secondo alcuni partecipanti, piena “condivisione sul metodo” per redigere gli emendamenti ‘di maggioranza’, ovvero far lavorare i relatori di concerto con il sottosegretario Ceriani. Il governo, secondo altri, si è impegnato a cercare le coperture finanziarie per arrivare all’indicizzazione delle pensioni fino a tre volte la minima e per rimodulare l’Imu tenendo conto dei carichi familiari, ma si è trattato di un impegno generico, perchè Giarda ha tenuto il punto sulla “questione quattrini”, ovvero sul fatto che i saldi devono restare invariati.

Ecco quindi che il pomeriggio di oggi e la giornata di domani saranno quella della svolta, che, secondo l’agenda della politica, deve (o dovrebbe) arrivare entro domani sera, quando cioè il presidente del Consiglio, Mario Monti, vedrà i segretari di Cgil, Cisl e Uil, alla vigilia delle tre ore di sciopero unitario indette per lunedì mattina. La persuasione del governo nei confronti delle associazioni dei lavoratori è già cominciata: ieri Giarda ha avuto un incontro riservato con l’ex ministro del lavoro del Pd Cesare Damiano, una volta segretario aggiunto della Fiom e lunedì in piazza con i sindacati. In queste ore, poi, il ministro vedrà ancora i partiti e avrà la supervisione sul lavoro dei relatori, con l’obiettivo di aiutare le forze politiche (ma anche lo stesso esecutivo) a trovare le coperture per le modifiche richieste al pacchetto ‘Salva-Italia’.

Insomma, si naviga un po a vista, dato che, ufficialmente, non è ancora deciso neanche l’iter della fiducia. Giarda anora oggi si è mostrato prudente: “bisognerà vedere quanti emendamenti verranno presentati. Se saranno due o tre – è il ragionamento del ministro – si possono anche votare, se saranno di più…”. In realtà il pensiero è più fine: l’obiettivo del governo e dei partiti, infatti, è uscire già dalle commissioni Finanze e Bilancio della Camera con un testo condiviso e blindato per l’Aula.

Una strada, però, che per essere percorsa richiede il placet di tutti. Per questa ragione, prima dell’incontro collegiale con tutta la maggioranza, ieri sera Giarda ha incontrato gli esponenti dell’Udc, ieri in tardissima serata quelli del Pdl e questa mattina alle 10, alla Camera, quelli del Pd. Insomma, un trattativa prima per parti separate e poi portata avanti al ‘tavolo grande’ con tutti. Compreso il sottosegretario Vieri Ceriani, che sarà ‘l’uomo degli emendamenti e soprattutto quello che dovrà trovare le coperture finanziarie alle richieste dei partiti,

visto che al governo quanto proposto dalle forze politiche per addolcire le pillole Imu e pensioni proprio non è piaciuto. Per ora, riprende quota l’ipotesi di mettere mano all’addizionale d’imposta sui capitali scudati, norma però piuttosto controversa. Oltre ai possibili risvolti di incostituzionalità e al fatto che non piace al Pdl, questa tassa comporta problemi pratici di tracciatura dei capitali rientrati.
Per il governo, però, “il ricorso alla tassazione della platea degli scudati resta un punto fermo”.

C’è poi un ennesimo problema, che è stato sollevato, in via ipotetica, anche dallo stesso ministro Giarda. Riguarda le pensioni dei nati nel 1952 e 1953. Con l’abolizione delle pensioni d’anzianità, infatti, costoro si troverebbero ad aver pagato 40 anni di contributi con il sistema retributivo, ma resterebbero ancora al lavoro per altri 2 o 3 anni, prima di poter andare in pensione, anni che li porterebbero a pagare contributi secondo le regole del contributivo pro rata. Mettiamo ora il caso di un dipendente che abbia uno stipendio di 30.000 euro l’anno. Pagherebbe circa 20.000 euro di contributi e si vedrebbe alzare la pensione di circa 100 euro/mese. Ma questo, secondo i calcoli sussurrati da Giarda, che studiò la questione pensionistica insieme a Tiziano Treu già nel 1995, “non porterebbe risparmi per lo Stato” e penalizzerebbe soltanto il lavoratore.

Gic

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