Manovra/ Pd stringe denti: Non è equa. C’è chi andrà in piazza

Roma, 5 dic. (TMNews) – Ieri era il momento di enfatizzare i risultati ottenuti e Pier Luigi Bersani nelle dichiarazioni pubbliche aveva sottolineato soprattutto la tassa sui capitali rientrati con lo scudo fiscale e, per le pensioni, l’aumento della soglia di esenzione dal blocco dell’indicizzazione. Ma che il Pd si aspettasse di più il leader democratico lo aveva fatto capire già ieri sera e oggi, durante la riunione con le presidenze dei gruppi parlamentari, Bersani è stato ancora più chiaro: “Dobbiamo

mostrare la nostra preoccupazione, questa non è la nostra manovra”. Chiaramente, ha aggiunto Bersani il Pd non può sottrarsi, ma “dobbiamo tenere la giusta distanza”. E in serata al coordinamento è stato ancora più esplicito: “Sono misure di cui si percepisce la dolorosa necessità ma ce l’aspettavamo più equa e aspettiamo correzioni”. Del resto, il malumore di tanti parlamentari oggi era palese e poi c’era da evitare uno smarcamento troppo netto dalla Cgil: il sindacato sarà pure autonomo, come ripetono al quartier generale democratico, ma quella platea di persone guarda comunque al Pd e i democratici non possono ignorare quelle istanze, e qualcuno pensa anche alla piazza.

Dario Franceschini, parlando alla trasmissione ‘La crisi in 1/2 ora’, ha spiegato: “Noi cercheremo di proteggere certi ceti e certi interessi”, chiaramente quelli “più deboli”. E “per chiedere un sacrificio anche a quelle persone, bisogna che quelle persone vedano che si chiede di più a chi ha di più”. “Volevamo una soglia più bassa per la tracciabilità dei pagamenti, ma c’è”. E in serata Bersani ha detto la sua anche su twitter: “La tassa sui capitali scudati è importante, ma l’1,5% è un buffetto. Lavoreremo per migliorarla”. Su questo punto infatti si dovrebbe concentrare l’azione del Pd per le modifiche alla manovra, un aspetto che vede sulla stessa linea tutte le anime del partito, da Fioroni a Marini tutti ripetono che non bisogna colpire le pensioni ma prendere risorse da chi ha portato i soldi all’estero.

Parole che riflettono bene gli umori che si percepivano oggi. “Sabato sera non c’era nemmeno l’esenzione per le pensioni da 960 euro – diceva Antonello Giacomelli – erano state salvate solo le minime… Ma io dico: se si mette la tassa sui capitali scudati, tanto vale chiedere qualcosa di più e eliminare il blocco delle indicizzazione anche per assegni un po’ più alti di 1.000 euro”. Un concetto ripreso anche dal vice-capogruppo Vicario Michele Ventura: “Si può alzare quella tassa una tantum e usarla per alleggerire il peso sulle pensioni, che pure è temporaneo…”. Richiesta identica arriva da Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro ed ex: “Sulle pensioni bisogna fare di più”. E quando gli si chiede come si comporterà di fronte allo sciopero della Cgil, la risposta è: “Io sto sempre con i lavoratori”. E Matteo Orfini, della segreteria, lascia aperte tutte le ipotesi: “Paertecipare alla manifestazione della Cgil? Non mi sono ancora posto il problema, vediamo”.

Il tema della piazza, del resto, è uno di quelli che da sempre si pone per il Pd in queste situazioni e a maggior ragione questa volta, visto che da un parte i sindacati manifestano – divisi – e dall’altra il partito voterà a favore della manovra in Parlamento. Il responsabile Economia Stefano Fassina tiene a precisare: “Andrò sia alla manifestazione della Cgil che a quella di Cisl e Uil”. A suo avviso infatti le richieste del Pd rispondono alle esigenze di tutti i lavoratori non solo di quelli rappresentati dalla Cgil. Paolo Nerozzi, senatore democratico, una vita spesa nella Cgil, sarà chiaramente con la Camusso: “Andrò in piazza. Si devono modificare le questioni relative agli operai, in particolare i precoci e le pensioni. Poi si deve fare di più sulla lotta all’evasione e sui grandi patrimoni”. E quando gli si chiede quale sarà il suo atteggiamento al momento del voto in Parlamento, risponde: “Bisogna vedere cosa succederà, la trattativa è ancora in corso. Bisognerà tenere conto del giudizio finale della Cgil, che come immagina per me conta molto… E poi ci sarà la decisione del gruppo Pd”.

Di sicuro insomma Bersani e i capigruppo parlamentari lavoreranno per cercare di ottenere modifiche, da presentare attraverso emendamenti dello stesso Governo. Oggi Franceschini ha avuto un primo breve colloquio a Montecitorio insieme a Enrico Letta con Fabrizio Cicchitto capogruppo del Pdl e alla proposta lanciata da Casini di un coordinamento parlamentare ha commentato così: “Non ci vedrei nulla di strano, siamo nella stessa maggioranza, un raccordo serve”. L’idea è di trovare un’intesa con il Governo: Bersani tratta con Monti, Passera, Fornero i capigruppo con Giarda, e poi lascia che il governo presenti un maxiemendamento, concordato anche con il Pdl, che tra le sue richieste di modifica chiede di attenuare la pressione sulla prima casa. I partiti così eviterebbero di presentare propri emendamenti che verrebbero bocciati e che rischiano anche di riservare qualche sorpresa. Bisognerà vedere cosa farà Idv, che già ha cominciato a scavalcare a sinistra e potrebbe approfittarne per presentare emendamenti assolutamente in linea con le posizioni Pd, ma fuori dal ‘patto’ con il Governo, per esempio sull’asta per le frequenze del digitale terrestre. Mossa che metterebbe in difficoltà il Pd. Che comunque già pensa alle prossime misure, stasera Bersani ha annunciato al coordinamento che il Pd “presenterà un’agenda di riforme”, c’è infatti da affrontare ancora tutto il capitolo del mercato del lavoro e gli ammortizzatori e su questo come su altri aspetti che interessano i lavoratori i Democratici vogliono lavorare per ottenere quell’equità che finora non hanno visto.

Adm/Gal

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