Rimini, 26 ago. (Apcom) – Marchionne tira dritto per la sua strada e sul caso Melfi non arretra di un passo. Disponibilità ad accogliere l`invito del presidente Napolitano a trovare una soluzione e disponibilità anche a incontrare il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. Ma “a costo di passare per rude” ancora una volta parla “chiaro e diretto”. Quello in atto – dice – al di là del caso dei tre operai di Melfi “è la contrapposizione tra due modelli di intendere le relazioni industriali: uno che guarda al passato e uno che ha voglia di innovare per superare la sfida della concorrenza”.
Per questo dice Marchionne quello che serve è un nuovo Patto sociale, un grande sforzo collettivo “per condividere gli impegni, le responsabilità e i sacrifici e per dare al Paese la possibilità di andare avanti”. Anche perchè”non siamo più negli Anni Sessanta. Non è possibile gettare le basi del domani continuando a pensare che ci sia una lotta tra capitale e lavoro, tra padroni e operai”.
Un impegno, quello di andare avanti, che si sono assunti i leader di Cisl e Uil, Bonanni e Angeletti, ringraziati da Marchionne nel suo discorso e applauditi dalla platea, perché stanno facendo “qualcosa di buono” e “ci stanno accompagnando nel processo di rifondazione dell`auto”.
Alla sua prima uscita in Italia dopo il caso Melfi, Marchionne sceglie la platea di Comunione e Liberazione per un intervento denso ed applauditissimo. La difesa di Marchionne dalla “gravità delle accuse” contro Fiat passa anche attraverso la proposta di un nuovo modello culturale delle relazioni industriali in Italia, in perfetta sintonia con quello che proprio al Meeting ha detto la presidente degli industriali Emma Marcegaglia. “Se l`Italia non riesce ad abbandonare questo modello di pensiero, non risolveremo mai niente. Erigere barricate all`interno del nostro sistema alimenta solo una guerra in famiglia. L`unica vera sfida è quella che ci vede di fronte al resto del mondo”.
Massimo rispetto per il presidente della Repubblica e il suo ruolo istituzionale che è “sacro” e una disponibilità a trovare soluzioni. Ma, dice Marchionne, “la crisi ha reso più evidente e, purtroppo, per molte famiglie, anche più drammatica la debolezza della struttura industriale italiana. La cosa peggiore di un sistema industriale, quando non è in grado di competere, è che alla fine sono i lavoratori a pagarne direttamente – e senza colpa – le conseguenze”.
Per questo incalza “non credo sia onesto usare il diritto di pochi per piegare i diritti di molti. Ed è quindi inammissibile tollerare e difendere alcuni comportamenti, come la mancanza di rispetto delle regole e gli illeciti che in qualche caso sono arrivati anche al sabotaggio”. “Ma – aggiunge – la dignità e i diritti non possono essere patrimonio esclusivo di tre persone. Sono valori che vanno difesi e riconosciuti a tutti”.
Immediata la risposta del presidente Napolitano che dal Colle risponde con una nota. Napolitano “ringrazia” Marchionne “per le parole con cui gli si è rivolto accogliendo l’invito a trovare una soluzione per il caso di Melfi”. Il Capo dello Stato rassicura che “anche in Italia si sa apprezzare lo straordinario sforzo compiuto per rilanciare l’azienda e proiettarla nel mondo di oggi fronteggiando l’imperativo del cambiamento che nasce dalle radicali trasformazioni in atto sul piano globale”. E implicitamente lanciando un messaggio alla Cgil, ammonisce: “Su questo terreno non possono sottrarsi al confronto le istituzioni e le parti sociali, nessuna esclusa”.
Da Melfi, Giovanni Barozzino, uno dei tre operai licenziati e poi reintegrati, che in comune con Marchionne ha il fatto di essere stato un emigrato in Canada ma per lavorare, non per studiare, e che per questo non accetta dall`ad “lezioni di vita”, invita il numero uno del Lingotto ad andare nello stabilimento: “Noi non vogliamo il muro contro muro ma se c’è una lotta è perchè l’hanno voluta lui e la Fiat. Invito Marchionne, se non ha paura – ha detto Barozzino – a far visita al nostro stabilimento così come ha già fatto in tanti stabilimenti americani per venire a constatare di persona qual è la verità”.
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