CUVIO Il luogo dell’incidente nel quale all’alba di Capodanno hanno perso la vita Marco Furigo e Suzanne Marusic è un continuo e incessante via vai di amici, parenti e semplici conoscenti. Volti distrutti dal dolore per un dramma che ha spezzato due giovanissime esistenze. Un futuro ancora tutto da scrivere, infranto sulla curva di una strada di ritorno da una festa di Capodanno che i due amici – lui 27 anni di Cuveglio, lei 23 di Cunardo – avevano trascorso insieme ad altri coetanei nella tensostruttura di Orino.
Due giovani molto conosciuti nella zona. Furigo era il figlio del responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Cuveglio. Viveva nella frazione di Cavona, piccolo borgo da duecento anime con già alle spalle negli ultimi anni una sequenza di lutti da brivido. Da circa un mese, dopo essersi laureato in ingegneria al Politecnico di Milano, stava lavorando per uno studio nella zona. «Era un ragazzo perbene – racconta un amico di famiglia – era contento perché dopo la laurea aveva iniziato a lavorare. Un ragazzo molto intelligente, gentile e sempre disponibile. Di fronte a tragedie di questo genere c’è poco da dire. Sono delle assurdità. Ancora facciamo fatica a credere a quel che è successo. È un dolore insopportabile».
Marco Furigo giocava a calcio a livello amatoriale a Rancio. Oltre che del pallone, il ragazzo era un grande appassionato di motori. «Si era fatto voler bene da tutti – dicono gli amici – era davvero un ragazzo d’oro». Suzanne Marusic, invece, era un po’ il factotum all’interno del centro turistico di Cuvio: cameriera e barista. Con la sua disponibilità e simpatia teneva in piedi il locale. Lavorava insieme a papà Radomir che del centro era il pizzaiolo. Aveva origini serbe: la famiglia si era trasferita nel Varesotto quando Suzy era piccolissima. Di sera lavorava al bar, la mattina nel suo tempo libero faceva la volontaria in biblioteca a Cunardo, paese nel quale viveva con i genitori e la sorella più piccola.
L’ha ricordata con grande affetto Massimo Beghetto, il titolare della struttura nella quale papà e figlia lavoravano insieme già da qualche anno: «Era simpaticissima – dice – molto allegra, vispa, si faceva voler bene da tutti. Era semplice, quella che si definisce una brava ragazza. Lavorava con noi da due anni, lei e il papà avevano un bellissimo rapporto. Del lavoro le piaceva il contatto con la gente, era molto socievole, le piaceva stare con le persone».
Amichevolmente era chiamata dagli amici Susy: «Tra le sue grandi passioni – ricorda Beghetto – c’era quella per la lettura e per i film tanto che la mattina faceva la volontaria in biblioteca a Cunardo». La notizia della sua tragica scomparsa ha lasciato tutti senza fiato. Il dolore è grandissimo anche tra gli abituali clienti del centro turistico di Cuvio: «No – sgrana gli occhi un passante – non può essere, Susy era un ragazza straordinaria».
b.melazzini
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