VARESE «Lascio il mio chiosco dei fiori alle forze dell’ordine». Max Rovera, detto Maxime, il fiorista sempre in prima linea per il decoro e la sicurezza di piazza Repubblica, il 17 aprile abbandona il negozio “Pensieri” per trasferirsi in Inghilterra. «Ho avuto in modo del tutto casuale una buona offerta da un’azienda olandese che aveva bisogno di agenti in Inghilterra per formare i fioristi, dal momento che la mia compagna già lavora lì, ho preso la palla al balzo» spiega Rovera, che è un anno che si divide tra i fiori e il difficile compito di papà.
«Inutile dire che lascio il mio cuore qui a Varese, dove vivo da sempre, cioè da 45 anni, e dove mi sono arrabbiato infinite volte, ma solo perché voglio un gran bene alla mia città». Tutte le volte che c’era da denunciare le problematiche della città, Rovera non si è mai tirato indietro, ora per criticare, ora per proporre idee per favorire i commercianti. «Avere un negozio in piazza Repubblica costa come averlo in corso Matteotti,
ma è ovvio che il ritorno in termini di vendite non è uguale – ha ripetuto tante volte Rovera – Perché dunque noi commercianti che presidiamo questa parte della città dobbiamo essere penalizzati?». Per dare voce agli imprenditori stritolati dal fisco Rovera si era perfino “denudato” pubblicamente, manifestando in slip affianco al parrucchiere Massimo Crippa, autore della singolare protesta. Insieme i due erano stati intervistati anche da Barbara D’Urso a Pomeriggio Cinque. E se c’era da partecipare a incontri, tavole rotonde, assemblee per rivitalizzare la piazza, Rovera era sempre propositivo.
La verve del fiorista non è scomparsa neppure a pochi giorni dal trasloco: «Ho scritto al Comune di Varese, Ascom, Confesercenti e al centro commerciale le Corti per proporre un accordo salva piazza – spiega Rovera – In pratica, io lascerei il mio gazebo alle forze dell’ordine affinché gli agenti possano stare in piazza Repubblica non dico in pianta stabile, ma quasi, e a costo zero». «La corrente elettrica e le spese di occupazione del suolo sarebbero coperte dalle associazioni dei commercianti, nell’ottica di dare un servizio ai negozianti che “stoicamente” rimangono in piazza Repubblica. Io prenderei solo una somma simbolica per la locazione del chiosco. Potrei affittare o vendere il negozio con guadagni maggiori, ma metto come priorità fare qualcosa di buono per la mia città». Per ora di responsi ufficiali non ne sono giunti, ma dal Comune è arrivato un apprezzamento che lascia ben sperare. Nel suo negozio è tutto un andirivieni di clienti già nostalgici: per tutti nella piazza Maxime non era solo un fiorista, ma anche un “confessore” e soprattutto un amico.
b.melazzini
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