VARESE I fatti risalgono ai primi anni 2000, e ormai per molti degli episodi contestati incombe la prescrizione. Nel frattempo però gli imputati, tutti dipendenti pubblici dell’Ufficio catasto di via Frattini, sono stati sospesi dal servizio: percepiscono lo stipendio ridotto alla metà, in attesa che sul loro caso si pronunci il tribunale di Varese.
E se non fosse una assoluzione con formula piena, il rischio di perdere definitivamente il posto diverrebbe reale. Perché l’accusa è pesante: concussione. Secondo la procura proprio nell’esercizio delle loro funzioni avrebbero preteso il pagamento di somme di danaro da parte degli utenti che si rivolgevano al catasto per richieste documentali. Insomma, in parole povere, farsi in qualche modo pagare in virtù della propria posizione all’interno della pubblica amministrazione.
Nello specifico sono accusati di avere richiesto soldi agli utenti in cambio di servizi peraltro dovuti. Pochi euro per ogni atto, è vero, ma del tutto ingiustificati.
In pratica per ottenere una semplice visura, che l’ufficio deve rilasciare a chiunque ne faccia richiesta, bisognava invece pagare un extra all’impiegato di turno, che garantiva una servizio celere e accurato. L’alternativa, erano tempi di attesa da burocrazia sovietica. Impraticabile per chi opera nel settore immobiliare, dove spesso agire in tempi ristretti vuole dire fare la differenza.
Il caso emerse per la segnalazione in procura di un utente, che non volle sottostare alle richieste concussive: e così scattarono pure le manette per alcuni impiegati. Era il gennaio 2005: il blitz fece scalpore, e portò alla luce quello che era un malcostume diffuso all’interno dell’ufficio. L’inchiesta si allargò, portando ad altri indagati, oggi imputati.
Le posizioni di cinque a giudizio differiscono molto l’una dall’altra: in realtà, come sostengono gli avvocati difensori (rispettivamente: Stefano Bruno, Giovanni Caliendo e Gianfranco Orelli), tutti hanno voluto sostenere il giudizio, ritenendo di essere innocenti e che non vi siano prove contro di loro. «Tant’è che nessuno si è costituto parte civile, nemmeno il ministero dell’Economia» ha rimarcato un legale. Ieri, dopo molti rinvii (è cambiato più volte il collegio giudicante, ora presieduto dal giudice Anna Giorgetti), sono stati finalmente sentiti due testi, chiamati a deporre dal pm Massimo Baraldo, che hanno confermato in buona sostanza il quadro accusatorio.
L’udienza è stata rinviata al 21 dicembre per nuovi testi. In passato era già stata definita la posizione di Luigi Borlenghi in sede di udienza preliminare ha patteggiato una condanna ad un anno e nove mesi.
e.marletta
© riproduzione riservata