MILANO – “Tutto il percorso europeo” dell’eurodeputata Lara Comi “è stato caratterizzato, sin dall’inizio, da una gestione illecita del regime delle erogazioni da parte del Parlamento e da palese e consapevole violazione di tutte le regole scritte. Lo afferma il Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza di condanna a 4 anni e 2 mesi con le accuse di corruzione, false fatture e truffa al bilancio del Parlamento europeo nell’ambito di un filone dell’inchiesta “Mensa dei poveri” sul presunto giro di tangenti, appalti, nomine e finanziamenti illeciti tra le province di Milano, Varese e Novara con al centro Nino Caianiello.
“Dapprima con ingenti somme a favore di sé stessa e della sua famiglia (o bypassando il conflitto di interessi, o mediante contratti truffaldini e successive distrazioni per molte centinaia di migliaia di euro) e negli ultimi anni consentendo consapevolmente” al primo assistente Giovanni Pio Gravina di “usufruire di proventi truffaldini contratti (il suo e quello di Saia) e architettando e realizzando il sistema contrattuale truffaldino facente leva su Aliverti”, osservano i giudici Guidi-Ferrari da Passano-Morra della sesta sezione penale. E ancora: “Comi, peraltro, dal novembre 2022 – sottolineano i giudici Guidi-Ferrari da Passano-Morra – è ritornata ad essere Parlamentare Europea, e lo è tuttora nonostante la mala gestio che gli atti hanno messo in evidenza e senza aver restituito nulla, in un contesto di altissimo rischio di reiterazione di fatti analoghi”.