Perugia, 3 dic. (Apcom) – Domani sera o addirittura nella notte Amanda e Raffaele sapranno se i due anni di carcere fatti sono stati solo un terribile imprevisto della loro giovane vita oppure se sono stati solo l’inizio di una pena destinata a toccare l’ergastolo per poi ridursi al massimo a tre decenni da passare dietro le sbarre. La Corte da Assise di Perugia, da domani, si riunirà per decidere su colpevolezza o innocenza, su ergastolo o libertà.
In ballo non c’è solo il futuro ma una intera esistenza. Non è caso che Raffaele dica “ridatemi la mia vita” e “non ho ucciso Meredith e non ero nella casa di via della Pergola”. Il ragazzo pugliese ha ammesso che più della giustizia aveva confidato nel pentimento dell’assassino di Meredith: “Ogni giorno spero che il vero assassino confessi per chiudere questa storia”.
Nel pomeriggio del giorno che precede il verdetto, è stata la volta di Amanda: la mente dell’assassinio e la molla compressa che poi è esplosa, secondo la ricostruzione dell’accusa. La bella Amanda non ride più da diverse udienze, non si presta ai flash e telecamere e ammette di avere paura. “Non sono calma – ha affermato in aula – perchè ho paura di perdermi per cose che non ho fatto”. E ancora: “Ho paura di avere una maschera da assassina forzata sulla mia pelle”. E davanti alla Corte da Assise ha spiegato di “sentirsi vulnerabile”. Amanda è davanti ad un bivio importante: se libera tornerà a Seattle dove l’attendono produttori, case editrici e televisioni. Risolverà tutti i debiti di famiglia e avrà una professione. Non metterà più piede in Italia. Se condannata: il suo italiano diventerà sempre più fluido anno dopo anno, decennio dopo decennio, che passerà dietro le sbarre.
bnc
© riproduzione riservata