Perugia, 7 dic. (Apcom) – Non ci sta a perdere tutto. E così Amanda, secondo alcuni familiari che oggi le hanno fatto visita al carcere di Capanne, nonostante la condanna a 26 anni di carcere per l’uccisione di Meredith Kercher, ha deciso di lavorare e continuare a studiare, come tanti studenti che, con questa formula, arrivano fino alla laurea. “Non voglio perdere la mia vita – ha detto la ragazza americana alla famiglia – e così voglio poter seguire a distanza i corsi di lingua all’Università di Washington”. In attesa di questo collegamento, Amanda ha chiesto di lavorare nella lavanderia del carcere. Un lavoro che sembra andare contro il teorema dell’accusa, che ha sempre parlato di un “Amanda che odiava Meredith per i rimproveri sui mancati turni di pulizia in via della Pergola”.
Amanda dunque vuole continuare a credere nella possibilità di tornare libera quanto prima, almeno secondo quanto appreso dai familiari in visita al carcere insieme agli avvocati Luciano Ghirga e Carlo Della Vedova. “Si rende conto della necessità di continuare a lottare, ma anche di dover trovare serenità in carcere, di rimanere equilibrata. Per questo ha chiesto di poter lavorare e di riprendere a studiare”. Amanda non resterà in carcere in Italia da sola: la famiglia ha comunicato che in questi mesi si alterneranno per restarle vicino. Tra pochi giorni la madre Edda rimarrà quindi da sola a Perugia, mentre il padre e la sua nuova compagna raggiungeranno gli Stati Uniti.
“Stiamo ricevendo grande sostegno anche da persone che vivono in Italia e a Perugia in particolare – ha spiegato Edda – A tutti diciamo grazie. Fa piacere tutto questo interessamento per Amanda”. Il padre della Knox, Curt, ha spiegato che negli Usa si è costituito un “gruppo di lavoro indipendente” per analizzare le prove dell’accusa a partire dal Dna. Un lavoro che servirà per l’appello.
bnc
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