Perugia, 28 mar. (Apcom) – Credibile o non credibile. Hekuran Kokomani, il presunto super-testimone albanese del caso Meredith, divide in due l’aula del processo e anche l’opinione pubblica. La sua grande conoscenza di bar e locali, i suoi traffici in Albania – è solito vendere là le auto che acquista qui per poche centinaia di euro – e la sua visita al Pronto Soccorso dopo una ‘sbronza’ esagerata che gli ha intaccato anche lo stomaco non aiutano a farsi un giudizio certo sulla sua credibilità. La difesa di Sollecito e Amanda fa di più: insinua il sospetto di dichiarazioni rilasciate per guadagnare dei soldi con le interviste televisive. Ma qui si apre un piccolo mistero: “Mi hanno offerto 10mila euro – ammette Kokomani – per andare in una trasmissione, ma io non sono andato perchè la cosa non andava bene”. Il super-testimone ha fatto però due interviste anche quando sapeva di essere un testimone ufficiale.
E non basta. Kokomani ‘scivola’ sull’orario dell’incontro con i tre indagati davanti a via della Pergola, il luogo del delitto, e ‘scivola’ anche su quella sua convinzione di aver conosciuto Amanda e Raffaele e uno zio americano tra agosto e settembre del 2007. Peccato però che i due non si conoscessero e che la ragazza americana non fosse ancora arrivata in Umbria da Seattle.
Ma i Pm sono convinti che in quel racconto c’è del vero. C’è qualcosa che collega i tre indagati al progetto di uccidere Meredith. E poco importa che l’incontro, se c’è stato, sia avvenuto il 30 ottobre o il primo novembre. Perchè il Pm Giuliamo Mignini ha scritto che furono due i tentativi per uccidere Metz, in due giorni diversi. L’avvocato Antonio Aiello, amico e legale del testimone albanese, ha precisato che “fin da novembre era stato contattato da Hekuran Kokomani per un fatto importante che non poteva dirgli al telefono; di ritorno dall’Albania gli parlò di ciò che aveva visto sull’omicidio di Perugia”.
bnc
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