Perugia, 6 set. (TMNews) – Nell’aula della Corte di Appello di Perugia tutto ruota intorno alla prima perizia sulle tracce genetiche rintracciate sull’arma del delitto e su un gancetto di reggiseno della vittima, che ha portato in carcere i due ex fidanzati Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher. E oggi la perizia richiesta dal pm Manuela Comodi sembra segnare un due a uno per l’accusa.
Anche nell’udienza odierna l’accusa e le difese si sono, infatti, confrontate a colpi di periti – di parte stavolta – sull’attendibilità dei profili genetici attribuiti ad Amanda e Raffaele sulla presunta arma del delitto e su un gancetto di reggiseno della vittima. Dopo la perizia richiesta dalla Corte d’Appello per fare chiarezza che è andata a favore delle difese, il Pm Manuela Comodi ha chiamato a giudicare sul lavoro della dottoressa Patrizia Stefanoni, che curò la prima perizia, il docente universitario di genetica all’Università di Tor Vergata, Giuseppe Novelli. Una testimonianza richiesta dall’accusa e che non ha tradito le aspettative.
Secondo i suoi studi i quantitativi di Dna intercettati sui reperti “sono sufficienti con le nuove tecniche per appurare il profilo genetico” ed ha escluso la “contaminazione su coltello e gancetto del reggiseno, dato che non è provabile tecnicamente come richiesto dai protocolli scientifici”. In base a questo Novelli ritiene presente sulla lama del coltello il profilo genetico di Meredith Kercher, che invece i periti super-partes avevano escluso a priori, confermando invece che sulla impugnatura c’era
Dna sufficiente per individuare la traccia di Amanda Knox. C’è da ricorda che il coltello era utilizzato comunemente – da qui le tracce di amido – da entrambi gli ex fidanzati, qualche dubbio sul gancetto di reggiseno resta dato che il docente Novelli ammette la presenza di “dna misto” dove c’è anche quello di Sollecito. L’avvocato Della Vedova però ha fatto vacillare le sicurezze della accusa e dello stesso Novelli citando in aula un’opera scientifica dello stesso professore che sembra contrastare sulle parole dette in aula. “Nella sua opera si parla di una soglia di 100 picogrammi per avere una identificazione certa del profilo genetico, ma oggi lei parla anche di 20-25 picogrammi, perché?”: ha domandato l’avvocato. Risposta: “quella è una soglia convenzionale, standard, ma ci sono nuove tecnologieà”.
E’ rimasta invece ferma nelle sue convinzioni e risultati – che hanno determinato la prima perizia – la biologa Patrizia Stefanoni che, dopo la bocciatura dei periti super-partes, ha poi rivendicato la correttezza delle analisi compiute nei laboratori della polizia scientifica. “Il gancetto del reggiseno venne esaminato – ha spiegato ancora in aula – dodici giorni dopo l’analisi dell’ultima traccia di Sollecito, mentre il coltello considerato come l’arma del delitto è stato lavorato sei giorni dopo l’ultima traccia della vittima. Nulla è stato portato nella stanza di Meredith dall’esterno”. In aula sono presenti Amanda Knox e Raffaele Solletico.
Bnc
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