Perugia, 10 mag. (Apcom) – Nuova udienza, a Perugia, del processo
per l’omicidio di Meredith Kercher, dedicata in particolare
all’esame delle impronte rilevate sul luogo del delitto di Rudy
Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito e le altre tracce
ritrovate nella casa di via della Pergola. Per gli avvocati di
Sollecito, Giulia Bongiorno e Luca Maori, queste tracce sono il
segno che quella casa di via della Pergola, ritornata ora in mano
al proprietario per un veloce restauro, sono entrati in tanti e
in maniera anche confusa dopo l’omicidio di Meredith Kercher.
Impronte di ispettori che hanno contaminato la scena e i reperti
per la difesa.
Per i Pm Mignini e Comodi, invece, con le testimonianze di oggi
della polizia scientifica, si trovano ulteriori certezze del
gioco finito in tragedia fatto da un piccolo gruppo di persone.
Il direttore della sezione identita’ giudiziaria della polizia
scientifica di Roma, Lorenzo Rinaldi, ha ribadito che l’impronta
insaguinata trovata nella camera di Metz è di Rudy Guede.
Una scatola di scarpe vuote ha tradito l’ivoriano dato che
l’ispettore ha comparato l’orma con una calzatura nuova di quel
modello rintracciando il proprietario. Un’altra impronta di
scarpa di Guede è stata ritrovata sul cuscino, messo sotto il
corpo, di Meredit.
Rinaldi, attraverso uno speciale filtro, ha individuato le
traccia di piedi (scalzi) e mani della casa di via della Pergola,
nel corridoio e sulla porta di una delle camere affittate a
ragazze italiane. Impronte di piedi anche di Amanda, anche se lei
viveva in quella casa.
“Le impronte di piedi nudi nella casa di via della Pergola non
possono essere mie”. Con questa risposta Raffaele Sollecito è
tornato protagonista nell’udienza di oggi
del processo che lo vede indagato per la morte della ragazza
inglese Meredith Kercher insieme a Amanda Knox. Il ragazzo
pugliese ha cosi commentato la deposizione di oggi di un
consulente della polizia scientifica che gli ha attribuito delle
orme a piedi scalzi nell’abitazione. “E’ una mia idea – ha
spiegato Sollecito – ma attribuire delle impronte sulla base
della lunghezza del piede non esclude tutte le possibilità e
tutti quelli che possono aver vissuto quella casa. I miei
consulente dimostreranno che non sono impronte attribuibili a me”.
Sollecito poi è passato all’attacco sull’attribuzione errata
dell’impronta insaguinata nella camera di Metz che all’inizio fu
considerata sua ma poi rivelatasi di Rudy Guede. “Volevo
ricordare – ha sottolineato il ragazzo pugliese – che per mesi
queste impronte sono state attribuite a me. Sono stato arrestato
e portato in carcere per questa prova. Oltretutto il giudice in
base a questa relazione ha confermato il mio arresto. Anche se ho
più volte detto, fin dall’inizio, che quelle orme di scarpe non
erano mie. Nessuno mi ha ascoltato”.
Il processo riprenderà il prossimo 22 e 23 maggio quando saranno
ascoltati altri 6 testimoni dell’accusa e della difesa.
bnc
MAZ
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