Città del Messico, 23 set. (Ap) – “Cosa volete da noi?” chiedono ai cartelli della droga i giornalisti del Diario de Juarez. La domanda incombeva, domenica scorsa, sulla prima pagina del quotidiano messicano, edito nella città frontaliera dove, in meno di due anni, 5.000 persone sono state uccise nella guerra del narcotraffico. “In questa città voi rappresentate, de facto, l’autorità … Allora diteci cosa vi aspettate da noi in quanto giornale”, si legge nella lettera aperta ai bossi dei cartelli della droga, pubblicata dopo i funerali di un giornalista di El Diario.
“Abbiamo voluto provocare una reazione, suscitare attenzione in tutto il Paese per quello che sta accadendo a Juarez”, spiega il direttore Pedro Torres: l’obiettivo è stato raggiunto e la “lettera aperta ai narcos” ha dominato prime pagine e talk-show per tre giorni consecutivi. Torres ha detto di aver ricevuto chiamate persino dalla Russia e dal Giappone.
Dal 2000 sono 65 i giornalisti e fotografi uccisi in Messico, considerato uno fra i Paesi più pericolosi al mondo per questa professione. L’ultima vittima, Luis Carlos Santiago, aveva 21 anni. L’altra giornalista del Diario assassinato, Armando Rodriguez, venne ucciso nel 2008 mentre accompagnava le figlie a scuola. I giornalisti accusano le autorità messicane di inazione se non di connivenza e attribuiscono loro le stesse responsabilità dei cartelli per le intimidazioni cui fanno fronte.
Fcs
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