«O molle o asciutto, per San Luca semina tutto», dice un antico proverbio che racchiude in sé tanta saggezza popolare. In effetti il 18 ottobre, giorno di San Luca appunto, è l’ultima occasione per seminare i prodotti che si useranno durante l’inverno. O almeno lo era un tempo. Con le variazioni climatiche e il generale aumento della temperatura, le abitudine sono cambiate, come fa sapere , responsabile Territorio, Progetti e Cultura della condotta varesina di Slow Food: «Posso metterlo nero su bianco: se la pianta cresce troppo prima delle gelate iniziali dell’inverno sono guai. Per questo possiamo prolungare il tempo della semina alla prima settimana di novembre».
Ma che cosa si può seminare in questo periodo. Senaldi risponde: «I cereali invernali e noi di Slow Food Varese abbiamo ripreso quelli abbandonati nella nostra provincia: il farro, il grano antico e la segale. Quest’ultima era diffusissima in tutto il Varesotto anche perché cresce in terreni poveri e non ha bisogno di sostanza. È inoltre interessante per il suo impiego: serve infatti per fare il pane e auspico che si torni a coltivarla come si deve». Si potrebbe aprire un capitolo molto istruttivo parlando con Senaldi che ci racconta anche di altri prodotti da seminare però in primavera come il mais di Cantello o di Lonate Pozzolo. E che dire del fagiolo indoeuropeo di Brebbia?
Avremo certamente modo di parlarne a lungo anche perché, proprio ieri, l’Onu – partendo dall’attraente slogan “semi nutrienti per un futuro sostenibile” – ha dichiarato il 2016 l’anno internazionale dei legumi, per aumentarne sia la consapevolezza dei molti vantaggi nutritivi, sia la produzione e il commercio, incoraggiando utilizzi nuovi e più intelligenti lungo tutta la catena alimentare. Tornando alle semine tardive, siamo andati a interpellare il presidente della Coldiretti Varese che si è soffermato con noi proponendoci alcune riflessioni di spessore: «Questa
primavera autunnale che stiamo vivendo ha una fine drastica che porterà alla messa a riposo dei campi». Tradizionalmente la data di questa messa a riposo dei campi è fissata proprio per il giorno di San Martino, dunque per oggi. In questi giorni è tuttavia ancora possibile seminare qualcosa: «La valeriana – suggerisce Fiori – oppure spinaci, lattughino e piselli. Sono semine prettamente autunnali che avranno una resa in primavera, dopo il letargo invernale». La verza invece deve essere matura adesso: «Anche se gela rimane benissimo in campo». E in effetti uno dei segreti della miglior cassoeula, detta anche botaggio, è appunto la verza raccolta dal campo “cotta” dopo la prima gelata.
Fiori fa capire una questione fondamentale: «Le piante non seguono soltanto il caldo e il freddo ma anche l’accorciarsi e l’allungarsi delle giornate. Questo è il dato da tener presente: è vero che in questo periodo stiamo vivendo bellissime giornate ma avete fatto caso che alle cinque di sera è già buio. Vi assicuro che le piante se ne accorgono». Ieri alle 13 e 10 la massima è stata di 21.7 gradi centigradi, 0.4 in più rispetto alla temperatura registrata domenica (21.4) che aveva già infranto il record relativo al periodo e datato 1979 (21 gradi). Il presidente di Coldiretti fa una battuta: «Va bene l’Estate di San Martino ma fra qualche anno non vorrei che si arrivi al Natale di San Martino. Non è naturale che faccia così caldo a novembre e gli sbalzi di temperatura, tanto dannosi per l’uomo, lo sono pure per le piante».