«Si faccia un’asta, una gara, per vedere chi vuole prendersi Malpensa»: Daniele Marantelli, deputato varesino del Pd, la fa fuori così, senza più mezzi termini. «Nel caso in cui il piano industriale di Etihad segnasse la mortificazione di Malpensa, mi rivolgo al Comune di Milano e a Sea perché, d’accordo con il Governo, mettano in gioco l’aeroporto di Malpensa».
Un aeroporto in vendita. Non è una provocazione, ma una proposta quella di Marantelli, uomo dalle battaglie pro Malpensa che non getta la spugna ma rilancia.
«Servono idee, non parole», arringa. «Non basta dire che Malpensa è da considerare un aeroporto strategico se poi non si compiono scelte conseguenti. E allora si verifichi se ci possa essere qualche compagnia aerea interessata a mettere radici qui».
Se il prezzo da pagare per salvare Alitalia è la liberalizzazione dei voli a Linate «si faccia lo stesso su Malpensa», preme. «La politica del trasporto aereo non può essere affidata a una compagnia aerea, non ad Alitalia e men che meno a una compagnia straniera. Serve una strategia del governo. Invece è James Hogan (presidente e Ceo di Etihad Airways, ndr) ad avere il coltello dalla parte del manico».
Secondo il ministro Maurizio Lupi, Alitalia deve tornare ad essere «non una compagnia regionale o di medio-corto raggio, ma un grande vettore internazionale. L’eventuale alleanza con Etihad è complementare e strategica per la possibile espansione». Non ci sarebbero alternative per la ex compagnia di bandiera e il deputato Pd allora chiede uno smarcamento totale da parte dello scalo della brughiera. Alitalia per la sua strada, come nel 2008 quando abbandonò Malpensa e lo scalo del Duemila aperto dieci anni prima, nel 1998, per la sua.
«Il governo consenta a Mapensa sostegni strutturali, ad esempio il diritto di libertà alle compagnie aeree che volessero utilizzare queste piste», indica Marantelli.
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