«Mi è sembrato di scalare il Mortirolo». Cento gregari e tanta gente per Martino

Ieri grande festa sul Cuvignone, affrontato dal 26enne lavenese per la 250ª volta in quest’anno. «Ultimo chilometro con la mia fidanzata tra la folla. Impresa dedicata ad Alessandro e al Pirata»

«Mi sembrava il Mortirolo in un tappone del Giro». Martino Caliaro è stremato ma ha vinto la sua scommessa: ieri mattina il 26enne ciclista amatoriale di Laveno ha scalato il passo del Cuvignone per la 250ª volta nel 2015. L’impresa – festeggiata insieme a un centinaio di amici ciclisti – è stata dedicata a Marco Pantani, da sempre l’idolo di Martino, e ad Alessandro Giani, il ragazzo di Cassano Magnago deceduto il giorno di Natale in seguito a una caduta nella ex cartiera di Cairate. «Questa mia ennesima ascesa è tutta per loro», dice Caliaro. L’idea è nata tre mesi fa, quando Martino (che per un anno è stato anche ciclista professionista), si era reso conto di aver già scalato il Cuvignone per 198 volte quest’anno.

«Proviamo ad arrivare a 250 entro fine anno» si è detto sfidando se stesso. Detto, fatto: ieri l’opera è stata completata. «Ho provato un’emozione immensa – confessa Caliaro – Davvero non mi aspettavo di vedere così tanta gente: avevo previsto la presenza di una cinquantina di ciclisti, ne sono arrivati il doppio». Partita da Cittiglio alle 11, la carovana, scortata da un’auto d’epoca addobbata ad hoc, ha cominciato a scalare il passo caro ad Alfredo Binda e Ivan Basso: una salita di 9,5

km con pendenza massima dell’11,2%. «All’inizio siamo saliti ad andatura tranquilla, poi qualcuno via via si è sfilato – racconta Caliaro – A un chilometro e mezzo dall’arrivo i compagni di pedalata mi hanno chiesto di rallentare e di staccarmi dal resto del gruppo». Il motivo della richiesta Caliaro l’ha scoperto in cima al Cuvignone: «Ho raggiunto la mia fidanzata Maria Teresa, e insieme siamo arrivati tra due ali di folla che mi incitavano. Negli ultimi cento metri c’erano due striscioni: su uno c’era scritto “Marco Pantani vive”, sull’altro “Cuvignone 2015: 250 Martino”, con la foto di Pantani». Gli ultimi metri, Caliaro li ha percorsi in una tempesta emotiva: «La mia morosa mi ha detto “Dai, fai un sorriso all’ultimo tornante”: ma io quando ho visto gli striscioni e tutta quella gente non ho capito più niente, ho provato mille emozioni e mi è scesa anche qualche lacrima».

Per un meraviglioso attimo, Caliaro si è davvero sentito protagonista di una tappa del Giro d’Italia: «Mi sembrava di essere sul Mortirolo o sullo Zoncolan, sono stati momenti stupendi. E pensare che molti dei ciclisti presenti ieri neppure li conoscevo: sono arrivati apposta per l’occasione, si sono presentati e mi hanno fatto i complimenti. Hanno letto la mia storia sui giornali o su Facebook e hanno voluto partecipare alla scalata. Mi hanno lasciato senza parole». L’ascesa, culminata alla “Gigliola” di Laveno Mombello, è durata in tutto un’oretta: «Il mio record personale è di 32 minuti, e in genere ci metto 35 minuti andando tranquillo – precisa Martino – Ma ieri ce la siamo presa comoda, anche perché non tutti avevano la bici da corsa: molti erano lì con quella da strada o la mountain bike». Ivan Basso ha preferito non partecipare dopo la morte del giovane Alessandro Giani: ma con un messaggio ha già assicurato che nel 2016 scalerà il Cuvignone, insieme a Martino, proprio in ricordo di Alessandro. «Siamo saliti per Ale, che come me ha corso per la Fagnano Nuova – conclude Caliaro – L’impresa è per lui e per il Pirata».