Mi sono sposato al concerto di Springsteen. Ma non sono un fan

Tutte le volte che vado a vedere Bruce Springsteen penso a come si deve sentire male Ligabue davanti al Boss – fanno la stessa musica, o almeno così mi dicono. Che poi, ad essere sincero, io manco sono un suo fan, ma ci vado tutte le volte, perché praticamente mi sono sposato sotto quel palco. Quando mia moglie non era ancora condannata a starmi accanto, voleva andare al concerto di Springsteen ma non trovava i biglietti.

Io ho fatto lo splendido e gliene ho recuperati un paio. Quella volta, davanti al Boss, altre settantamila persone e nostra figlia Margherita, su un foglio di carta scrissi una roba tipo: davanti a Bruce, sono intervenuti tizio e caio, e le solite promesse che si fanno ai matrimoni. Ora penso che per annullare la cosa dovrò contattare tutti e settantamila i presenti. Ah, quasi dimenticavo: oltre al foglietto di carta avevo anche un anello da due etti e mezzo. Ma torniamo a Springsteen: è un grande perché anche quando non ho voglia di andare, dopo che ascolto la prima canzone mi commuovo e capisco perché sono lì. Che poi, non so se l’avete mai notato, ma ai suoi concerti c’è la più alta concentrazione della terra di calvizie: nelle prime venti file siedono solo pelati. Già, so che lui legge La Provincia quindi voglio dirgli che è un Boss anche senza fare quattro ore di concerto. Perché ci sono i genitori con i figli piccoli, che prima sono esaltati ma poi, dopo cinque canzoni, preferirebbero ascoltare Cristina D’Avena al contrario; e ho detto tutto. Perché diciamocelo: i concerti costano cari. Va bene pagare per uno come Springsteen, ma trenta euro per sentire un Gianfranco di Amici qualsiasi, è una rapina. Che poi, di chi cavolo è amico sto Gianfranco?