BUSTO ARSIZIO Sono stati identificati sei tifosi per aver partecipato ai cori razzisti indirizzati ai giocatori di colore del Milano durante l’amichevole tra i rossoneri e la Pro Patria allo stadio Speroni di Busto nella giornata di ieri. La prima denuncia era arrivata nei confronti di un bustese di 20 anni. Poco fa altri cinque tifosi che avrebbero partecipato a cori razzisti sono stati identificati dagli investigatori grazie ai filmati e saranno interrogati nelle prossime ore. Si tratta di giovani di circa 20 anni che frequentavano abitualmente lo stadio e che non farebbero parte di gruppi politici di estrema destra.
I rossoneri di Allegri avevabi lasciato il campo di gioco al 26′ a seguito di insulti razzisti da parte di una minoranza dei tifosi locali all’indirizzo di Boateng, Niang e Muntari. Al culmine della tensione Boateng aveva scagliato la palla in tribuna. A quel punto l’arbitro ha sospeso la gara. Il resto dei supporters presenti sugli spalti si è dissociato da tali manifestazioni razziste. Dallo speaker dello stadio l’avvertimento che in caso di nuovi cori l’amichevole sarebbe stata definitivamente interrotta. Ma non è servito: il Milan ha lasciato lo stadio.
Dura la presa di posizione dell’allenatore rossonero, Massimiliano Allegri: «Ritirarci era la scelta giusta di fronte ad una cosa come questa. Bisogna smetterla con questi gesti incivili. L’Italia, il Paese deve migliorare e diventare più educato e più intelligente». «Siamo dispiaciuti soprattutto per gli altri tifosi, le famiglie e i bambini che erano qui per passare una bella giornata – ha proseguito Allegri – Abbiamo promesso alla Pro Patria di tornare qui per queste persone. Ci dispiace per i giocatori della Pro Patria e per la società, ma dovevamo dare un segnale forte contro questi episodi e spero che serva da esempio se certe cose dovessero succedere in campionato, dalle serie minori fino alla Serie A».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Massimo Ambrosini, veterano rossonero: «Non si può tollerare un situazionedel genere, era solo una partita amichevole. Continuare con un clima del genere era impossibile, serviva un segnale». E ha aggiunto: «Ci impegniamo a tornare».
Amaro il commento di Pietro Vavassori, patron della Pro Patria: «Sono amareggiato ma purtroppo le società, di fronte a questi fatti, sono impotenti, non possiamo fare nulla». «Non voglio entrare nel merito della decisione del Milan che però è comprensibile – continua ai microfoni di Sky Sport – Ho sperato fino all’ultimo che i tentativi fatti dalla dirigenza del Milan per riprendere andasse a buon fine e invece ha prevalso da parte dei giocatori rossoneri la solidarietà con quelli che erano più turbati da questo fatto disdicevole».
Secondo Vavassori, fosse stata una gara di campionato magari si sarebbe ripreso a giocare «ma essendo un’amichevole, una festa dello sport, credo sia stato giusto rispettare la sensibilità dei giocatori colpiti da questi cori ingiustificati e intollerabili. Sono stati isolati i signori che hanno fatto i cori razzisti e non sono fan della nostra squadra, sono persone che non vediamo mai allo stadio e che hanno utilizzato questo grande evento per rovinare una festa del calcio a tutti quelli che civilmente stavano sugli spalti e si apprestavano a godere una partita con una delle squadre più prestigiose al mondo».
Servizio completo su La Provincia di Varese in edicola sabato 5 gennaio
b.melazzini
© riproduzione riservata