VARESE Il Varesotto era ben rappresentato ieri mattina in piazza Duomo: circa un migliaio dei cinquantamila fedeli riuniti davanti alla cattedrale milanese provenivano, infatti, dalla terra che ha dato i natali alla famiglia di don Carlo Gnocchi. Tra le delegazioni presenti al rito di beatificazione c’erano quelle di Gallarate, dove i genitori del sacerdote, Enrico e Clementina Pasta, si sposarono nel 1894, e Cassano Magnago, col sindaco Aldo Morniroli (tra la folla nella foto tonda), la città dove il prete ambrosiano aprì nel 1947 una delle sue prime case per gli orfani di guerra e i piccoli mutilati.
Non mancavano inoltre Varese, città nella quale una comunità pastorale sta per essere intitolata al nuovo Beato, e Busto Arsizio, che ha portato all’ombra della Madonnina anche un nutrito gruppo di chierichetti. Sono tanti e diversi, insomma, i motivi che hanno condotto a Milano i fedeli varesini, tutti commossi al momento della proclamazione del nuovo Beato. Così, quando al termine della celebrazione la teca con le spoglie di don Gnocchi ha attraversato la piazza, a molti dei presenti è
sembrato di riavere di nuovo in mezzo a loro il “papà dei mutilatini”. Così è stato, ad esempio, per Roberta Madoglio, che ha ricordato emozionata i tempi in cui frequentava la Villa Bruschi-Falgari di Cassano, dov’erano ospitati i bambini seguiti dal sacerdote: «Andavamo a farli giocare e a far merenda con loro. A Natale portavamo anche i regali». Da vero e proprio «imprenditore della carità», com’è stato definito ancora ieri dal rappresentante pontificio monsignor Angelo Amato, il Beato seppe inoltre smuovere i cuori degli industriali, in particolare del Gallaratese, ottenendo da loro generosi contributi per quella che chiamava la sua «baracca». Proprio la grande gara di solidarietà messa in moto dal contagioso amore di don Gnocchi per i più deboli è la ragione principale che spiega la grande partecipazione all’evento di ieri da parte dei fedeli varesini.
Tra le persone per cui don Gnocchi ha consumato la sua vita non sarebbero certo potuti mancare all’appello i suoi Alpini, con i quali ha condiviso la tragica esperienza della ritirata di Russia: tra le sezioni delle Penne Nere presenti in piazza Duomo, una delle più numerose era certamente quella di Varese, guidata dal presidente Francesco Bertolasi, che non esita a parlare di una «grande emozione: per tutta la nostra associazione è stato un momento davvero commovente». Un’emozione che il numero uno degli Alpini varesini ha vissuto in modo ancora più intenso grazie all’incontro personale con il medico Nelson Cenci, reduce della campagna di Russia condivisa con don Carlo e già primario otoiatra all’ospedale di Varese. Emozionati anche gli ospiti della comunità Emmanuel, il centro di recupero oggi presente nella villa cassanese che accolse nel Dopoguerra i mutilatini di don Gnocchi: comunità che ha dunque raccolto l’eredità lasciata dall’opera benefica del prete lodigiano.
f.tonghini
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