Nella sua semplicità la vicenda è tanto banale quanto grave.
In sintesi: un giocatore del Varese, il difensore centrale Angelo Rea, domenica si becca un 4 in pagella per la pessima partita sua e dell’intero Varese contro la Juve Stabia (ultima in classifica). Prestazione orribile, “impreziosita” da un battibecco con un tifoso che dagli spalti gli urla «Rea, svegliati».
Il dito indice portato alla bocca con lo sguardo rivolto a chi ha osato invitarlo – senza offenderlo – a giocare con maggiore grinta, per il nostro Andrea Confalonieri era ed è un’ulteriore macchia in una esibizione da dimenticare.
Un giudizio, nulla di più, quello del nostro collega. Un’opinione che ha scatenato la reazione inqualificabile del difensore. Il “buon” Rea, letta la pagella gravemente insufficiente, ha pensato bene di procurarsi il numero di cellulare del giornalista per fargli capire a chiare lettere di non avere apprezzato: «Ti vengo a prendere in Provincia (il giornale, ndr)! Poi è peggio per te». E ancora: «Ti levo la voglia di fare il perbenista». Minacce in piena regola, aggravate dal fatto di essere arrivate il giorno dopo il match. Insomma, a mente fredda. Quando la cattiva adrenalina che sale alla testa durante la partita e subito dopo il novantesimo dovrebbe essere un lontano ricordo.
Più grave, a nostro giudizio, il silenzio a mente ancora più fredda della società. In maniera corretta domenica abbiamo avvisato la società di ciò che stava accadendo e dell’intenzione di rendere pubblici i messaggi minatori. Tentativo inutile: nessuna risposta da parte della dirigenza con la quale avremmo tranquillamente potuto archiviare il fattaccio: sarebbero bastate le scuse della società a nome del giocatore e, per il bene del Varese, gli sms sarebbero stati cancellati e dimenticati.
Peggio ancora la società ha fatto ieri: fino alle 20 nessuna reazione. Qualcosa si è mosso solo dopo le nostre insistenti richieste di una presa di posizione, pur sapendo che la prima mossa (la seconda, la terza ecc…) non spettava certo a noi.
Saremo anche perbenisti, ma pensiamo che in una situazione del genere il presidente e i suoi più stretti collaboratori avrebbero dovuto vestire con tempestività i panni del buon padre di famiglia, prendendo una posizione ufficiale nei confronti del giocatore. Multe a Rea e scuse al nostro Andrea Confalonieri non sono e non sarebbero una vittoria del nostro giornale, ma un esempio dato a tutti, all’insegna del “chi sbaglia paga”. Un esempio positivo, con il pensiero rivolto anche ai 2.518
bambini delle scuole calcio della provincia che sabato erano sugli spalti del Franco Ossola a tifare per il Varese. A gioire per un pareggio immeritato strappato a tempo scaduto al termine di una partita inguardabile. La titubanza della società non fa altro che invogliare Rea e chiunque dopo di lui a minacciare il giornalista di turno o a prendersela con il tifoso di turno che gli grida di svegliarsi. Che peccato cari Laurenza (presidente), Montemurro (amministratore delegato) e Milanese (direttore sportivo). Un peccato doppio perché la strada imboccata sabato dal Varese, con quel giro d’onore prima della partita riservato ai piccoli calciatori varesini e varesotti, ci aveva fatto gridare con orgoglio: «È questo il calcio che vogliamo». Un sano entusiasmo, che va ben oltre il risultato sul campo, azzerato da un paio di sms che ci hanno fatto ripiombare nel brutto mondo del pallone.
Ps: per la cronaca, la lettera del tifoso di scuse a Rea per il battibecco, divulgata dal Varese, non ci torna. La persona che si firma con nome e cognome non è la stessa zittita dal difensore (chi scrive era presente al bisticcio). I casi sono due: o siamo davanti a un falso d’autore, o Rea sabato ha litigato due volte.
Varese
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