VARESE «Onore ai camerati di Varese». Striscioni comparsi su alcuni cavalcavia in diverse parti d’Italia e in particolare a Pavia.
Poi il tam tam in rete: la Digos varesina ha perquisito sei persone residenti a Varese e provincia per altre scritte di minaccia e ingiuria nei confronti del pubblico ministero di Varese Agostino Abate.
L’indagine, coordinata dalla procura di Brescia (la parte lesa infatti è un magistrato varesino), ha portato gli uomini della questura di Varese a muoversi in ambienti skinheads e dell’estrema
destra pare molto ben radicati in provincia.
Ambienti sui quali, o meglio su talune figure di spicco, Abate ha condotto delle indagini ottenendo recentemente condanne a processo. E dagli striscioni di Pavia si ricostruisce la storia a ritroso nel tempo sino ad approdare al gruppo dei Garrota, Oi! band varesina notissima negli ambienti del genere, i cui componenti sono cinque dei sei ragazzi oggetto di perquisizione.
In rete si racconta ogni cosa: i Garrota, infatti, vantano fan praticamente in tutta Italia e sono proprio questi fan ad annunciare sul web «Alle 5 di sabato mattina perquisiti i Garrota», annuncio seguito da veri e propri motti «la repressione ci rende solo più numerosi». I dettagli dell’inchiesta non sono al momento noti.
Stando a quanto ricostruito, sinora a fine 2012 in Varese città sono comparse scritte contenenti vere minacce nei confronti dell’incolumità del pubblico ministero Abate ma soprattutto trasudanti insulti di ogni genere. Scritte apparse in zone diverse, da quella circostante il tribunale di Varese dove il magistrato lavora all’area circostante lo stadio (qui sono state prese di mira anche le forze dell’ordine), con un’alta concentrazione di queste aggressive rappresentazioni murarie nel rione di Biumo. Scritte subito notate (oltre che rimosse) dalla polizia che ha dato il via alle indagini approdando agli ambiente della destra più estrema e in particolare ai componenti della Oi! Band Garrota.
Le perquisizioni a carico dei ragazzi, hanno tutti tra i 20 e i 30 anni, hanno portato gli uomini della Digos a sequestrare parecchio materiale ora al vaglio dell’autorità giudiziaria bresciana. Materiale, tra scritti e volantini, che potrebbe portare a carico dei sei un’ulteriore accusa di istigazione all’odio razziale. L’annuncio messo in rete dell’indagine che coinvolge i Garrota ha fatto scattare una sorta di “gara” della solidarietà tra i nazifascisti di tutta Italia.
s.bartolini
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