Non solo i batteri di origine fecale, ma anche la plastica minaccia le acque del lago Maggiore, in particolare nel tratto tra Angera e Arona.
A rivelarlo sono i risultati dei campionamenti effettuati nello scorso mese di luglio dall’equipaggio di Goletta dei Laghi, la campagna itinerante di Legambiente, che da undici edizioni denuncia le principali criticità che minacciano i bacini lacustri italiani. Nel Verbano e in altri tre laghi, per la prima volta in Italia, accanto al monitoraggio della presenza di inquinamento da batteri di origine fecale, è stato condotto anche un campionamento di microplastiche.
I campioni raccolti sono stati sottoposti a indagini di laboratorio ed hanno rivelato la presenza di micro particelle plastiche in tutti i prelievi effettuati.
I laghi in cui sono state trovate più particelle sono l’Iseo e il Maggiore, con valori medi di densità di 39.368 particelle su chilometro quadrato di superficie campionata, per quanto riguarda il Verbano; la sezione lacustre a maggiore densità di microlitter è risultata la porzione del Maggiore che va da Arona a Angera, zona in cui confluiscono le correnti verso l’uscita.
Nel tratto di Angera, il valore di micro particelle per metro quadrato è addirittura di 62 mila, quindi sopra la media; con un valore registrato di 45 mila, la situazione non è buona nemmeno nel tratto tra Ispra e Monvalle. Sotto media invece, con 18 mila particelle per km quadrato, la zona di Sesto Calende Lisanza.
«È con grande soddisfazione che presentiamo i risultati di questo lavoro che per la prima volta aggiunge alla analisi microbiologiche un’indagine mirata a rilevare la presenza di questi rifiuti pericolosi per l’equilibrio degli ecosistemi lacustri – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – purtroppo, i corsi d’acqua continuano a essere incessantemente sul banco degli imputati come ad esempio i torrenti Bardello, Acquanegra e Boesio sul Verbano e il Bolletta sul Ceresio. Quasi sempre pesano la mancanza di infrastrutture fognarie dei Comuni dell’entroterra oppure l’inadeguatezza dei depuratori per il troppo carico antropico».
L’intero progetto è stato possibile grazie alla collaborazione scientifica di Enea e dell’università Ca’ Foscari di Venezia, con i quali Legambiente ha studiato un protocollo specifico per i laghi, utilizzando una particolare strumentazione dotata di una rete a maglia ultrafine, in grado di catturare le micro particelle. Contestualmente alla conta numerica, sono stati raccolti anche i dati sulla forma delle particelle, che fornisce indicazioni sulla possibile natura delle microplastiche trovate, nella maggio parte dei casi di origine secondaria, in quanto provenienti dalla disgregazione dei rifiuti di maggiori dimensioni come packaging, cordame, fibre tessili, sintetiche e imballaggi; tra quelli di origine primaria si trovano invece i pellet. «La presenza di microplastiche nei laghi è la dimostrazione che anzitutto manca una cultura della gestione dei rifiuti – conclude la Maggetto – troppo spesso vengono gettati negli scarichi oggetti che andrebbero smaltiti nella spazzatura».
«In molti casi poi, nei porti sulle sponde dei laghi mancano servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti dei diportisti; i dati dello studio di Legambiente rappresentano uno stimolo per le amministrazioni locali anche per intervenire sulla sensibilizzazione dei residenti e dei turisti verso l’adozione di buone pratiche».