Un grande progetto per la salvaguardia e il miglioramento delle acque del lago di Varese. Questo è il piano della Cooperativa pescatori varesini con sede a Cazzago Brabbia. Una sfida che gli eredi di chi, nel lontano 1922, fondò la società mutualistica vogliono cogliere e lanciare come atto d’amore verso il territorio e la professione.
, amministratore con deleghe e figlio dei uno degli storici pescatori professionisti del lago, lo scrittore , racconta: «Miriamo a una serie di interventi da sottoporre agli enti locali e alle associazioni legate alla pesca, con lo scopo di apportare migliorie al bacino lacustre. L’obiettivo ultimo è riportare la flora e la fauna della zona alla situazione di cinquant’anni fa. Il numero degli interventi necessari è elevato: noi proponiamo quello che andrebbe fatto con lo scopo di divulgare il nostro messaggio e di fare rete tra enti governativi e associazioni rivolte alla pesca».
«Ad esempio – spiega – vogliamo promuovere sia l’attività dei pescatori sia professionisti che dilettanti, in accordo con i negozi e i gruppi di pesca sportiva, implementare il noleggio delle barche, riproporre tecniche di pesca ormai dimenticate, provare ad abbozzare un cambio del regolamento sulla pesca professionistica. E dedicarci ad azioni in difesa del pesce pregiato, proteggendolo dall’aggressività di alcuni predatori volatili come i cormorani».
Infine, uno spunto preso dal lago di Lugano: «Stilare una nuova regolamentazione dei diritti esclusivi di pesca per avvicinare i giovani alla professione».
Un programma vastissimo e di grande interesse: «Cardine della nostra futura azione – prosegue Giorgetti – sarà portare a conoscenza dei giovani delle scuole varesine non solo il lago come natura, ma anche l’attività professionistica dei pescatori. È un mestiere che sta scomparendo, con la relativa perdita delle conoscenze tecniche e ambientali specifiche che l’accompagnano. La nostra attività sarà svolta in collaborazione anche con istituti di ricerca e università».
L’amministratore della cooperativa dice la sua sullo stato attuale del lago di Varese, al netto di tutte le tesi contrastanti su di esso: «Contrariamente alle voci che parlano di un lago morto, moribondo o “solo” malato, noi sosteniamo con dati e statistiche che è più vivo di prima. È solo cambiato: ad esempio, l’asticella delle specie ittiche si è spostata verso le meno pregiate, come carpe e siluri, a sfavore delle più pregiate di valore commerciale, come il persico».
E conclude: «La nostra attività divulgativa mirerà non solo a rinnovarci e a continuare la nostra storia, ma soprattutto sarà dedicata agli osservatori terzi, offendo loro una panoramica esatta e reale. Si è detto troppo e male sul lago: dovremmo smettere di essere osservatori della domenica e affidarci a chi ha coscienza e conoscenza approfondite».
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