Medici varesini in missione: al lavoro per ridurre la morbilità e mortalità di mamme e bambini in Perù.
Sono appena rientrati Sudamerica i medici italiani dell’équipe guidata dal professor , direttore della Cardiochirurgia del Circolo e professore associato all’università dell’Insubria.
Il team annoverava medici con diverse specializzazioni, da , esperto di cooperazione internazionale, a del Servizio di ginecologia e ostetricia dell’Insubria, fino a del servizio di Neonatologia dell’azienda ospedaliera di Varese.
Il viaggio di dieci giorni in una delle zone più impervie del Perù, sulla Cordigliera delle Ande, fa parte di un progetto di un anno e mezzo che prevede l’arrivo a Varese, nel mese di giugno, di dottori peruviani.
È doppio lo scopo di questa iniziativa finanziata dall’università di Piura che ha come partner l’università dell’Insubria e l’azienda ospedaliera di Circolo.
Da una parte c’è la formazione dei sanitari in Perù per le emergenze in ostetricia e in neonatologia; dall’altra, l’acquisto di macchinari per la diagnosi precoce da distribuire nei centri di salute locali. A fare da tramite tra l’ateneo varesino e quello peruviano è stato il professor Beghi, esperto in cooperazione internazionale, come consulente del ministero degli Esteri e collaboratore del progetto di “Overland”, e in progetti analoghi in Africa e in Sud America curati dall’Università di Parma.
«Si tratta di zone dove la mortalità tra gestanti e neonati è altissima – racconta Beghi – Esistono soltanto cinque “Centri di salute” e cinque medici, in un’area sconfinata e impervia, che arriva fino a 3.700 metri di altitudine». «Oltre a problemi logistici, bisogna fare i conti con limiti tecnici e strutturali e, soprattutto, con tradizioni arcaiche e una mentalità chiusa, per la quale si va dal dottore soltanto in punto di morte: non esiste la prevenzione, si partorisce in piedi o legati a una liana, in condizioni insostenibili».
È conclusa la prima parte “conoscitiva” caratterizzata dagli incontri con il rettore e i docenti dell’università di Piura, i vertici politici e religiosi, i medici che lavorano nei “posti di salute” sparsi sul territorio che hanno assicurato massima collaborazione.
La seconda, invece, si aprirà tra poco più di un mese, coinvolgendo ateneo e ospedale cittadini.«Dal 23 giugno accoglieremo due professori universitari della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università di Piura, per formarli sulle emergenze» in Ginecologia e Ostetricia.
La formazione sarà a cura del professor , direttore del reparto di Ginecologia ed Ostetricia A e del professor , direttore del reparto di Neonatologia dell’azienda ospedaliera.
Trasmettere le conoscenze
Dopo la formazione varesina, «i due medici trasmetteranno le competenze ricevute ai neolaureati, che vengono mandati per un anno, nei “posti di salute” sul territorio, in zone rurali collinari e montuose».
«Oltre alla preparazione tecnica, cerchiamo di cambiare anche il loro approccio: non devono stare ad aspettare che le gestanti vadano a farsi visitare quando sorge un problema, ma devono essere loro stessi medici a recarsi dalle donne in stato interessante, a dare assistenza in via preventiva, al tempo stesso cercando di interagire anche con le “parteras”, una sorta di ostetrica locale».
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