– Palpeggiata dal kebabbaro, ma non era la prima. La denuncia presentata da una ventiduenne di Gallarate ha spinto una seconda donna a presentarsi agli uffici della squadra mobile della questura di Varese. La donna, 34 anni, era stata aggredita dallo stesso uomo tre mesi fa. Cronologicamente è la prima vittima. Identico il modus operandi: la donna, 34 anni, ha chiesto di poter usare il bagno del locale etnico in centro a Varese dopo aver mangiato un panino.
«Non ho denunciato prima per vergogna. Mi ha toccato, mi vergognavo. Sono riuscita a scappare. Non è riuscito a completare la violenza e io – racconta la vittima – mi sono sentita come se non avessi nulla da dire. Mi sono sentita violata, ma come senza prove di quello che era successo. E sono stata zitta». Erano le 18.30, quella era la cena della vittima. Il titolare del locale, che non ha nulla a che vedere con la vicenda ma che anzi ha chiamato la polizia quando è stata tentata la seconda aggressione, le ha detto di farsi accompagnare dal suo dipendente alla toilette al primo piano.
E lì l’uomo, un trentenne egiziano, avrebbe aggredito la trentaquattrenne palpeggiandola e cercando di baciarla. Buttandosi addosso alla malcapitata. La donna è riuscita a fuggire.
È scappata, sfuggendo all’aggressione sessuale, ed è corsa lontano senza dire nulla. Soltanto dopo aver letto della disavventura identica alla sua capitata a una giovane donne lo scorso 24 giugno, con dinamica identica, la donna, verso le due del mattino si è fermata per un panino e ha chiesto di andare in bagno finendo per essere aggredita dallo stesso trentenne, la prima vittima si è fatta avanti.
«Quando ho letto sui giornali che lo aveva fatto ancora ho capito – racconta la donna – ho capito di aver sbagliato a non parlare prima. Sono anche stata malconsigliata. Forse se lo avessi denunciato non avrebbe fatto lo stesso con una seconda ragazza. Mi sono fatta coraggio e ho denunciato l’accaduto. I poliziotti sono stati gentilissimi. E a questo punto mi viene il dubbio che quell’uomo lo faccia abitualmente. E quindi faccio un appello: chiunque abbia subito una cosa del genere denunci tutto alla polizia di Stato. Sono bravissimi e possono fermare uomini così. Non tacete: fatevi avanti. Non fate il mio stesso sbaglio».
Il dubbio che il dipendente potesse averlo per vizio quello di aggredire le donne nel locale dove lavorava ha spinto la vittima numero uno a farsi avanti. La posizione del trentenne a questo punto si aggrava. Due aggressioni denunciate in tre mesi. Identiche tra loro. La procura a questo punto unificherà i fascicoli. E se spuntassero altre vittime per il trentenne si metterebbe ancora peggio. Per ora resta a piede libero, non è escluso che seguiranno provvedimenti restrittivi.