MONDO – Per celebrare questo splendido e ammaliante piccolo felino, storicamente accompagnato da una fama legata a paura e superstizioni, non a caso è stata scelta la data del 17 novembre, ma quest’anno la festa del “gatto nero” cade in una combinazione doppiamente legata alla superstizione. Oggi, infatti è venerdì 17. Esiste una data migliore per sfatare i miti negativi? La Giornata del gatto nero, nasce con l’obiettivo di contrastare le superstizioni di stregoneria, forze occulte negative,
sfortuna e malasorte che dal Medioevo sono associate ai gatti neri, probabilmente per il fascino magnetico di questi animali, nate in epoche nella quali la bellezza e lo sguardo misterioso erano associati alle forze occulte. Ovviamente nulla di più falso e lo sanno bene milioni di persone nel mondo che vivono con un gatto nero. In pieno Terzo millennio, le “paure ataviche” legate ai gatti neri, sono ancora presenti e radicate, anche se non come nei secoli scorsi. Ancora oggi in tanti si fermano se un gatto nero attraversa loro la strada, fanno segni scaramantici se un magnetico micione colore della notte li guada e i gatti neri sono quelli meno adottati nei gattili e dalle associazioni di volontariato che si prendono cura dei gatti. Proprio per sfatare a scia di pregiudizi sul gatto nero, nasce la Giornata a lui dedicata, ideata dall’ente di beneficenza per animali britannico ‘Cats Protection’. In Italia l’appuntamento è stato promosso dall’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente, alla quale si sono aggiunte centinaia di associazioni. In alcuni Paesi, tuttavia, il gatto nero è un simbolo di prosperità e fortuna come in Inghilterra, Scozia o Giappone, ma a prevalere sono le credenze che lo vedono negativamente e secondo gli esperti ci sono due elementi che hanno determinato le superstizioni legate al gatto nero. La credenza medievale che fosse il rappresentate del diavolo e per questo in possesso delle streghe e quella legata ai predoni e pirati turchi che sulle navi portavano gatti neri per debellare i topi, convinti che i roditori non li vedessero per il loro colore. Quando le navi approdavano per saccheggiare villaggi e città i gatti scendevano di bordo e, quindi, erano in qualche modo messaggeri dell’arrivo dei predoni. Legende su legende, ma esiste anche una teoria molto interessante sulle conseguenze della persecuzione dei gatti durante il Medioevo, perché una delle cause della diffusione dell’epidemia di peste nera, trasmessa dalle pulci che si annidavano nelle pellicce dei topi, potrebbe essere stata proprio la decimazione della popolazione di gatti seguita alle direttive di papa Gregorio IX. I gatti quindi sono stati e saranno sempre splendide presenze in tantissime famiglie, amici fedeli per persone sole e questo a prescindere dal loro colore.