Sono trascorsi quasi sei anni dal 12 novembre 2018, una data che ha segnato profondamente la vita degli abitanti di Monteviasco, un borgo pittoresco, ma ormai isolato e dimenticato. Da quel giorno, per i residenti e i proprietari delle case di questo piccolo paese, sembra che una porta si sia chiusa definitivamente, lasciandoli senza la chiave per riaprirla. La sensazione di abbandono è palpabile, nonostante la loro tenacia e il costante impegno a non lasciare il borgo che amano.
Monteviasco, che si trova appeso metaforicamente e letteralmente a un ”filo”, è accessibile solo attraverso una mulattiera impervia di oltre mille gradini o tramite la funivia Ponte di Piero-Monteviasco, che però è ferma da quel novembre del 2018. La chiusura della funivia ha reso ancora più difficile la vita in questo borgo, un tempo vivace, e oggi costretto a un isolamento quasi totale.
Gli abitanti, tuttavia, non si sono mai arresi. Con la caparbietà tipica delle persone semplici, hanno continuato a mantenere viva la speranza di un collegamento con il resto del Paese. Hanno riposto la loro fiducia nelle istituzioni locali, attendendo con pazienza che Monteviasco potesse essere nuovamente accessibile. Nonostante le difficoltà, nessuno ha mai abbandonato i propri doveri di cittadino, continuando a pagare tributi e servizi come l’acqua, che è soggetta a un canone fisso annuale, pur senza poterla effettivamente utilizzare. Al contrario, alcuni residenti si sono impegnati come volontari per mantenere decorose le strade del borgo, rimuovere i rifiuti e garantire un’accoglienza dignitosa ai pochi che riescono ancora a raggiungere Monteviasco.
La comunità di Monteviasco ha recentemente inviato una lettera accorata al Governatore della Regione Lombardia, al Prefetto e al Presidente della Provincia di Varese, esprimendo il proprio malcontento per la prolungata inattività delle istituzioni. Nonostante le promesse fatte durante l’unico incontro ufficiale avvenuto in Prefettura nell’estate del 2019, i residenti non hanno ricevuto alcun aggiornamento concreto sul ripristino della funivia. Da allora, il silenzio delle autorità ha alimentato un sentimento di frustrazione e sfiducia tra gli abitanti, che si sentono trascurati e abbandonati.
Il desiderio di ricollegare Monteviasco al resto del Paese non riguarda solo la comodità degli spostamenti, ma anche la dignità e il diritto di accedere alle proprie case, alle dimore che sono state per anni un rifugio e un simbolo di vita familiare. La mulattiera che conta più di mille gradini, sconnessa e pericolosa, non è una soluzione praticabile per tutti, specialmente per gli anziani o coloro che hanno difficoltà motorie. La cabina della funivia, che porta i loghi di Regione Lombardia, Comunità Montana Valli del Verbano, Provincia di Varese e Comune di Curiglia con Monteviasco, rappresenta un servizio pubblico essenziale, il cui ripristino è ormai una necessità impellente.
Gli abitanti di Monteviasco non si fermeranno nella loro battaglia per riottenere ciò che spetta loro di diritto: un accesso sicuro e dignitoso al loro borgo. Pur consapevoli che Monteviasco non è una località turistica di grande richiamo né parte del circuito delle prossime Olimpiadi invernali, essi continuano a sperare nell’intervento delle istituzioni, affinché il borgo possa essere nuovamente ricollegato alla valle e alla vita quotidiana. La loro storia, caratterizzata da una resistenza silenziosa ma determinata, ha già raggiunto orecchie lontane e continuerà a farlo, nella speranza che qualcuno finalmente risponda al loro appello.
Monteviasco, un tempo un gioiello della provincia di Varese, è ora un luogo sospeso nel tempo, in attesa di un futuro che sembra tardare a venire. Ma la comunità che vi abita è determinata a non lasciarlo morire, e spera che la loro voce possa finalmente risvegliare le coscienze di chi ha il potere di cambiare le cose.6