LONATE POZZOLO «Ci opporremo, ci opporremo in ogni modo. Stiamo parlando di una ragazza morta a 28 anni e di due genitori che aspettano di conoscere la verità sul decesso della figlia da quattro anni». Pietro Romano, legale della famiglia Orlandi, annuncia battaglia davanti alla richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Busto Arsizio nella persona del pubblico ministero Nadia Calcaterra relativa al fascicolo aperto a carico di tre medici dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Gallarate dopo la morte di Sara Orlandi,
uccisa il 23 giugno 2009 da una meningite «per noi non tempestivamente diagnosticata e di conseguenza non adeguatamente curata», spiega l’avvocato che sottolinea incongruenze tra le numerose perizie relative al caso.
«La prima perizia commissionata dalla Procura non evidenziava alcuna negligenza da parte dei medici – spiega Romano – La seconda perizia, sempre dell’accusa, sosteneva che il lavoro dei medici non fu ottimale ma che la ragazza sarebbe morta a causa di una forma fulminante di meningite incurabile, evitando però di motivare questa affermazione sotto il profilo scientifico».
Romano si accalora, non si dà pace e spiega ancora: «Ci sono in queste perizie affermazioni che io reputo scandalose – spiega il legale – Sara Orlandi arrivò in ospedale con febbre a 39,5 gradi, nausea, dissenteria e un fortissimo mal di testa. Le fu dato un antipiretico. Uno dei periti interpellati ha affermato che secondo la casistica standard esami più approfonditi, che avrebbero permesso di scoprire e quindi curare l’esatta patologia della ragazza, vengono eseguiti solo se il paziente ha febbre dai 39,6 gradi in su. Mi devono spiegare quale sostianziale differenza corre tra 39,5 gradi e 39,6 gradi. In ogni caso il perito in questione non ha allegato alcuna nota relativa alla casistica standard di cui parla».
In merito al decesso di Sara, vitale studentessa di giurisprudenza all’Università Cattolica che nel tempo libero dava una mano al padre sul lavoro, già un anno fa la Procura aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo. Il giudice per l’udienza preliminare l’aveva rigettata, accogliendo l’opposizione del legale della famiglia.
«E ci opporremo ancora» spiega Romano.
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s.bartolini
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