«Multiamo i ciclisti in gruppo», ha tuonato nelle settimane scorse il consigliere comunale varesino, Alessio Nicoletti. Ecco, noi non ci stiamo caro Nicoletti, e rilanciamo: tuteliamo i ciclisti. Partendo dal presupposto che esiste sia l’automobilista scorretto che il ciclista scorretto, noi prendiamo le difese dei ciclisti.
Perché questo? Perché i ciclisti sono un vero patrimonio, una risorsa, e soprattutto perché la provincia di Varese è un paradiso per chi vuole pedalare. Ed è fondamentale che sulle nostre strade ci sia sicurezza per chi pedala ma anche per chi guida.
Sergio Gianoli, grande giornalista delle esperto delle due ruote ed organizzatore di corse ciclistiche nella nostra provincia, vuole lanciare una campagna che ha già fatto un grande successo in Spagna. Una proposta che lui ci spiega e che noi facciamo nostra.
Una battaglia che porteremo avanti, assieme a Sergio e a tutti i ciclisti che già stanno appoggiando l’idea.
«Ho deciso di riprendere un’iniziativa fatta in Spagna – spiega Sergio – paese in cui alcuni bus riportano sul retro un monito agli automobilisti: rispettate i ciclisti, con un’immagine eloquente che invita a mantenere la giusta distanza di sicurezza. L’obiettivo è quello di lanciare un segnale, un messaggio. Sto cercando di coinvolgere anche la Federazione Ciclistica Italiana, anche se il problema non si pone solo per i professionisti ma soprattutto per i cicloamatori che popolano ogni giorno ed ogni weekend le nostre strade».
Rispettiamoli e tuteliamoli perché per loro, spesso e volentieri, è un calvario pedalare: «I ciclisti sono maltrattati, soprattutto in Varese città più che nel resto della provincia. Non ci sono spazi utili, e quelli riservati spesso sono occupati dalle macchine parcheggiate. La pista ciclopedonale sul lago è bellissima, ma è più pedonale che ciclistica. Un amatore che la domenica vuole farsi i suoi chilometri va al Campo dei Fiori, mentre chi vuol farsi quattro pedalate in tranquillità va al lago. Il velodromo non ha agibilità da ormai due anni. In sostanza, andare in bicicletta per Varese città è un problema, è pericoloso. Oltre all’idea sui pullman, è applicabile anche quella sui pantaloncini dei ciclisti, con un invito a mantenere la distanza di sicurezza».
Le idee di tutela degli appassionati delle due ruote sono molteplici però: «Nel traffico chi pedala non è rispettato, spesso le macchine ed i camion passano molto vicini. Vuoi perché le strade sono strette, vuoi perché c’è poco attenzione, ma mi sorprendo che gli incidenti siano così pochi.
A me piacerebbe, come fanno a volte in Francia, chiudere dei tratti di strada la domenica e lasciarli ad uso e consumo dei ciclisti. Ad esempio, la strada che da Rancio va al Brinzio, si potrebbe chiudere al traffico una tantum e dedicarla a chi ci vuole pedalare. Non è un’arteria fondamentale per il traffico».
Oltre al danno, l’idea della beffa, ossia la proposta del consigliere Nicoletti di multare i ciclisti in gruppo: «Mi è sembrata una sparata nel mucchio, non sono certo queste le problematiche. Perché chi vive ogni giorno in bicicletta non fa sentire la propria voce, mentre chi una volta all’anno viene bloccato dalla Tre Valli o da un centinaio di bambini che va a scuola in bicicletta, alza subito la voce, tempesta le redazioni dei giornali e chiede provvedimenti. Mi sono sentito offeso dalle parole di Nicoletti».
L’iniziativa di Sergio ha già però riscosso qualche apprezzamento illustre: «Il padre di Eugenio Alafaci si è già detto disponibile a collaborare, anche perché conosce queste problematiche avendo accompagnato il figlio per migliaia di chilometri. Ma anche Stefano Garzelli, e tanti altri sportivi. Fa piacere che ci siano persone così pronte ad aiutare».