Multitasking, il primato è donna

Uno studio ha stabilito che mamme, colleghe, amiche e sorelle sono in grado di diversificare il lavoro

Sapevamo già che quel sovrappiù di efficienza che consente a qualcuna di eseguire più di un’operazione nello stesso momento, gestendo il tutto in maniera assolutamente indipendente, è un’attitudine squisitamente femminile. Lo abbiamo intuito, sperimentato, osservato in mamme, colleghe, amiche, sorelle. Ora lo certifica un corposo studio di un prestigioso ateneo straniero. A «essere» multitasking, dice Offer Shira – principale autrice della ricerca – del Dipartimento di Sociologia e Antropologia alla Bar-Ilan University, in Israele, sono soprattutto le donne,

che alle attività multiple si dedicano per più tempo e con risultati migliori rispetto a quanto facciano gli uomini. La ricerca ha analizzato le mamme e i papà di centinaia di famiglie degli Stati Uniti, nel tentativo di valutare l’equilibrio con cui gestiscono famiglia e lavoro. Un’altra ricerca, condotta da AstraRicerche per una casa di orologeria, misura Il Tempo delle donne. Che avrebbero una «scansione» più «consapevole» rispetto agli uomini. E che pur ritenendo di avere giornate piene di impegni e di attività (78% contro il 65% degli uomini), di non avere abbastanza tempo per fare tutto ciò che dovrebbero (72% contro 65) e di sognare giornate di 25 (o, meglio, 27) ore, riescono però a ritagliare del tempo per se stesse (ma meno degli uomini: 61 contro 69%). O per fermarsi a pensare e riflettere (quasi 75%).

Le donne sono quindi più brave? Non proprio, avvertono gli studiosi dell’Università di Stanford: il cervello di chi somma più attività lavora male, fatica a distinguere ciò che è importante da ciò che importante non è. Soprattutto nel campo delle informazioni: le notizie raccolte non si consolidano. Non si organizzano in maniera ordinata: non si può guardare un video, telefonare e mandare un’e-mail nello stesso momento. Chattare e andare su Facebook. «Messaggiare» mentre si fa una ricerca in Internet. Ne soffrono concentrazione e profondità di pensiero. La parte di cervello che di solito ha il compito di gestire l’attenzione e le priorità è continuamente costretta a rivolgersi a quelle altre parti di cervello che invece sono preposte alla ricezione di suoni ed immagini. Il cervello entrerebbe, insomma, in una fase di stallo.

Scontato, no? Bene, la ricerca israeliana contiene un’indicazione in più. Anche l’esperienza emozionale del «multitasking» si ritorce contro le donne. Che vivono negativamente il tempo trascorso in attività plurime. Per questo, per le madri, il multitasking è, nel complesso, un momento frustrante e complicato, Non così per i padri, che la definiscono «un’esperienza positiva». «Quando l’attività multitasking è a casa – rilevano i ricercatori – le madri hanno più probabilità di impegnarsi in lavori domestici o di cura dei figli, attività che di solito richiedono sforzi intensi. I padri, al contrario, tendono a impegnarsi in altri tipi di attività, come parlare con una terza persona o nella cura di sé: esperienze meno onerose».
Lo studio israeliano si conclude con una serie di proposte: rimodulare i tempi del lavoro, in modo che anche i padri possano uscire di casa più tardi al mattino, o rientrare prima dal lavoro, la sera, per potersi sostituire alle compagne nella gestione delle faccende domestiche; o che limitino la quantità di lavoro da gestire a casa nel weekend o di sera.