Londra, 2 ago. (Apcom) – Pur macchiato da innumerevoli tazzine di caffè e altrettante bruciature di sigaretta, il pianoforte verticale Challen di stanza negli studi londinesi di Abbey Road dovrebbe raccogliere oltre 200mila euro nell’asta di memorabilia rock organizzata il 15 agosto dalla Bonham’s in occasione del Goodwood Vintage Festival di Chichester.
In servizio nello Studio Tre tra il 1964 e il 1980, l’upright piano – il primo degli strumenti di Abbey Road a finire in vendita – è stato utilizzato da tutte le star della scuderia Emi, in primis i Beatles (“Paperbak Writer” e “Tomorrow Never Knows, ad esempio) ma anche i Pink Floyd, che nel più piccolo dei tre studi registrarono la maggior parte dello storico album “The Dark Side of the Moon”.
Con tali premesse il successo dell’asta appare assicurato, visto che circa 180mila fan giungono ogni anno in devoto pellegrinaggio solo per fotografare le strisce pedonali sulle
quali i Beatles si fecero ritrarre per la copertina del loro
ultimo album, titolato appunto “Abbey Road” (originariamente
“Everest”, ma al pensiero della gita in Himalaya il gruppo decise di rovesciare l’idea e limitarsi ad uscire fuori dal portone).
I Fab Four utilizzarono soprattutto lo Studio Due: l’Uno era di
norma riservato alla musica classica e fu proprio in quest’ultima sala dove, nel 1931, Sir Edward Elgar diresse la prima registrazione della Emi nel nuovo edificio sito nel signorile quartiere di St John’s Wood. Si incideva direttamente il master in cellulosa e se qualcosa andava male si doveva iniziare da capo: ancora nel 1962, quando i Beatles entrarono per la prima volta ad Abbey Road, i tecnici della Emi giravano in grembiule bianco come da regolamento (“Non saremo finiti in un dannato ospedale?”, si chiese perplesso Winston Churchill entratovi per registrare un discorso radiofonico).
Nei Sixties le cose cambiarono in fretta: dal due
piste si passò al quattro piste (nel 1967), sempre alla rincorsa
dei ritrovati tecnici degli studi americani ma con alcune
originali invenzioni made in Emi come il ‘flanger’ e l’Adt, il
raddoppio artificiale della voce. O come il probabilmente
meraviglioso ma per sempre perduto congegno che uno dei tecnici
lasciò nello Studio Due andandosene via il pomeriggio, per
scoprire la mattina dopo che un John Lennon in vena di
esperimenti scientifici notturni l’aveva certosinamente smontato, disponendone accuratamente per terra i pezzi in rigoroso ordine di grandezza.
Mgi
© riproduzione riservata