Musica/ Timori crollo euro, i Metallica anticipano tour in Europa

New York, 5 dic. (TMNews) – I Metallica hanno deciso di anticipare il loro tour in Europa. Invece di tornare a suonare nel vecchio continente nel 2013, come inizialmente programmato, la band pioniera del metal ha anticipato le date dei concerti a quest’estate, a partire da inizio giugno, quando si esibirà in Germania. Alla base del cambio di calendario non è tanto la nostalgia per Francia, Germania e Italia, quanto i timori per il possibile collasso dell’Eurozona. Se a causa del problema del forte debito pubblico europeo, l’euro si svaluterà notevolmente nei confronti del dollaro, per i promoter di concerti dei 17 paesi europei versare i caché ai Metallica potrebbe diventare molto più costoso.

Jeans, e maglietta del settimanale britannico “The Economist” con su scritto “Think Resposibly” (pensa responsabilmente), Cliff Burnstein, manager dei Metallica, spiega le sue strategie di mercato al Wall Street Journal. “Non sono un economista, ma ho un diploma e la cosa può aiutare. Bisogna chiedersi qual è il momento migliore per fare cosa, quando e dove”, ha detto Burnstein. In qualche modo “facciamo parte delle esportazioni americane come la Coca-Cola e guadiamo ai mercati migliori. Tra la lista dei paesi che tengo sott’occhio c’è l’Indonesia”, ha spiegato il manager.

Dopo la crisi dei mercati del 2008 i gruppi rock e i loro manager stanno sempre più attenti al mercato delle valute e all’andamento dell’economia nei paesi in cui intendono fare concerti. Otto mesi prima che i Metallica suonino in Germania Burnstein sta decidendo se la band deve essere pagata in euro, dollari o una combinazione delle due valute. E se i tassi di cambio oscilleranno in modo da danneggiare i ricavi dei Metallica, il manager comprerà derivati in modo da assicurasi un tasso di cambio vantaggioso.

Con le ombre che diventano sempre più inquietanti sul futuro dell’euro, i manager alla Burnstein hanno aumentato i tour delle loro band nei paesi le cui valute si stanno rafforzando nei confronti del dollaro, come l’Australia, il Sud-Est asiatico e il Sud America.

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