Roma, 19 dic. (TMNews) – “L’ansia che ci ha accompagnato dall’estate scorsa non si è dissipata, ma abbiamo la coscienza, in Italia e nell’Unione, di avere individuato i passi essenziali da compiere per disinnescare una crisi che non nasce in Europa ma viene da lontano”. Per il Corpo diplomatico ricevuto questa mattina al Quirinale – in occasione della tradizionale cerimonia per gli auguri di Natale e di fine anno – Giorgio Napolitano ha una parola su tutte: “Fiducia”.
Nell’Italia, che – ne è “certo” il capo dello Stato – darà il suo contributo, come già sta dimostrando in maniera “non indifferente” con la manovra del governo Monti che questa settimana sarà approvata in via definitiva dal Senato. E fiducia nella capacità della comunità internazionale e dell’Europa di far fronte non solo alla crisi, ma anche alle altre sfide globali, dai “fermenti di democrazia e libertà” delle ‘primavere arabe’ ai cambiamenti climatici. “Una fiducia giustificata dai fatti”, sottolinea il presidente della Repubblica.
Ottimismo necessario per affrontare una fase non facile da gestire. Napolitano ne parlerà anche domani, all’incontro nel tradizionale appuntamento di fine anno con le alte cariche dello Stato al Quirinale. Parlerà di Europa, della “irrinunciabilità” della difesa dell’euro, della sua ‘Unione’, nel senso che, come ha chiarito anche oggi agli ambasciatori, cedere alle tentazioni di creare una Ue a due velocità significa “avviarsi su un piano inclinato al fondo del quale non rimarrebbe alcuna Europa”. E naturalmente il capo dello Stato affronterà anche il tema del contributo italiano alla risoluzione della crisi, con il governo Monti che – come Napolitano ha già avuto modo di dire – ha restituito autorevolezza al Paese nelle sedi internazionali.
Ma la situazione italiana è particolare, tanto da stimolare la riflessione di vari costituzionalisti che si interrogano sul carattere di eccezionalità della fase attuale, su quello che avverrà in futuro, su che ne sarà della politica dopo il governo Monti. Temi che incrociano la sensibilità del capo dello Stato, attentissimo alla discussione in corso su vari organi di stampa. Il discorso di domani alle alte cariche sarà occasione per affrontare l’argomento.
Resta il tema della responsabilità. Già sabato Napolitano ha riconosciuto la “grande prova” di cui il Parlamento si è fatto carico con l’ok di Montecitorio al decreto ‘Salva Italia’, con tutti i sacrifici che comporta. Non sfuggono al Colle le dichiarazioni pronunciate ieri da parte del presidente del Senato, Renato Schifani, e dei leader di Pd, Pdl e Terzo Polo tese a mettere al riparo il governo Monti dalle tentazioni di tornare alle urne, circolate nei giorni del dibattito sulla manovra alla Camera. Ciò non toglie che, quale messaggio natalizio, il capo dello Stato domani tornerà a rinnovare il suo appello al senso di responsabilità, perché la crisi “ha una portata destabilizzante di cui è difficile misurare i limiti”. E per chi auspica un fantomatico ritorno alla normalità, solo la storia potrà dire come e quanto normali saranno i tempi del dopo Monti.
La fase insomma è particolare, a tratti rivoluzionaria, nel senso che è foriera di cambiamenti radicali da governare. Un quadro nel quale le assenze tra le fila dei partiti in aula, notate durante l’esame della manovra alla Camera, magari sono più sintomatiche di fragilità delle forze politiche, connesse alla cornice sociale e storica, che segnali di mancanza di autorevolezza da parte del governo tecnico. Ad ogni modo, il capo dello Stato spinge sull’ottimismo: fiducia. Come a dire: l’Italia non è un castello di sabbia. Anzi, ha detto agli ambasciatori, proprio in questo anno di celebrazioni per i 150 anni dell’unità, il paese “ha riscoperto una coscienza unitaria e nazionale che è sopravvissuta in passato a prove difficili e che saprà vincere le sfide impegnative che ci stanno davanti”.
Mau
© riproduzione riservata