Gerusalemme, 15 mag. (TMNews) – La democrazia neppure in Italia “può considerarsi compiuta e vitale una volta per tutte”. In Medio Oriente, terra di rivolte popolari e conflitti annosi, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano guarda al nostro paese con una vena di preoccupazione, ma anche la fiducia che uno “sforzo condiviso” porti a “nuovi sviluppi” e ad un’ulteriore “marcia della democrazia”.
Il Capo dello Stato in serata riceve, all’università di Tel Aviv, il premio Dan David, una sorta di Nobel israeliano diviso in tre sezioni, Passato, Presente e Futuro. Napolitano ritira il premio assegnatogli nel 2010 nella sezione Passato per “la sua dedizione alla causa della democrazia parlamentare e il suo contributo al ravvicinamento tra la sinistra italiana e il socialismo europeo”. Nella motivazione del premio si legge anche che “nell’attuale clima politico italiano a tratti caotico,
egli si erge a faro di ragionevolezza, moderazione, valori democratici e tolleranza, ammirato e rispettato dai membri di tutti i partiti e di tutte le convinzioni”. E il Capo dello Stato, ritirando il premio, non entra nel dibattito politico, ma vola alto e, con una punta di humor, afferma: “Anche se come non solo dice la categoria del premio Dan David generosamente assegnatomi, ma dice la legge oggettiva dell’età, la mia persona e azione si colloca nella ‘dimensione del tempo passato’, non mi sottraggo alla responsabilità che ancora mi spetta esercitare operando e pensando per l’ulteriore ‘marcia della democrazia’”. Napolitano prosegue: “Mi compete di certo la responsabilità di operare come Presidente della Repubblica italiana per il consolidamento della democrazia rinata nel mio paese più di sessant’anni fa grazie alla lotta contro il fascismo, alla Resistenza e alla vittoria della coalizione antinazista nella seconda guerra mondiale. La democrazia, neppure se sia stata ricostruita come in Italia sulle forti basi di una moderna Costituzione può considerarsi compiuta e vitale una volta per tutte. Essa richiede attente cure, verifiche critiche, riforme se necessario e comunque nuovi sviluppi in rapporto al mutare dei tempi e delle esigenze. E’ mio dovere – conclude il Capo dello Stato – adoperarmi perché in questo senso si esprima in Italia uno sforzo condiviso”.
Già in mattinata, del resto, Napolitano aveva ricevuto i complimenti del presidente israeliano Shimon Peres, che, nella conferenza stampa congiunta, lo aveva accomunato a sé tra i Presidenti senza potere esecutivo ma con una grande “autorità morale”. “Accetto pienamente la definizione che egli ha dato del nostro ruolo”, ha chiosato Napolitano prendendo la parola con un sorriso. “Noi siamo entrambi presidenti senza poteri esecutivi, ma facciamo il nostro meglio per cercare di risolvere i problemi tra i due paesi e per il miglioramento delle eccellenti relazioni tra Italia e Israele”.
Ed è a Israele che Napolitano ha dedicato la sua prima giornata di visita, che coincide con il giorno della ‘naqba’, termine arabo con il quale i palestinesi indicano la “catastrofe” rappresentata per loro dalla fondazione dello Stato di Israele. Anniversario che non potrebbe rimarcare di più l’ostilità tra israeliani e palestinesi. Ma il Presidente della Repubblica italiana è convinto che il negoziato, l’accordo e la pace siano ancora possibili. In mattinata incontra il presidente Peres, nel pomeriggio il premier Benjamin Netanyahu, e ripete loro la sua posizione, che rispecchia pienamente, spiega, quella del Governo italiano.
“La posizione dell’Italia è a favore di un negoziato e di un accordo diretto fra Israele e i rappresentanti palestinesi”, ha detto Napolitano dopo l’incontro con Peres. Il suo omologo israeliano, premio Nobel per la pace, accanto a lui nella conferenza stampa. I palestinesi agitano lo spauracchio di una risoluzione Onu che, a settembre, potrebbe sancire l’indipendenza della Palestina scavallando la trattativa con gli israeliani, ma Napolitano è netto: “Penso che il ruolo delle Nazioni Unite dovrebbe essere si assistenza e cooperazione per i negoziati diretti e la loro conclusione finale. Speriamo che nelle prossime settimane e mesi ci saranno nuove dimostrazioni concrete della possibilità di avanzamento. E’ importante prevenire ed evitare ogni evento che potrebbe creare più complicazioni che facilitazioni”. L’unica via percorribile, spiega Napolitano, è tornare al tavolo bilaterale prima di settembre. “Spero – afferma – che si creino le condizioni da entrambe le parti prima di ogni decisione delle Nazioni Unite”. Domani Napolitano incontrerà in Cisgiordania il Presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
Poco lontano dalle strade dove si muove Napolitano, a Gerusalemme est, ma soprattutto, ben più lontano, ai confini con la Siria e il Libano, la rabbia palestinese commemora la ‘naqba’ con manifestazioni di piazza e sconfinamenti dentro il territorio israeliano. Nel corso del giorno l’esercito dello Stato ebraico spara e muoiono otto manifestanti. Napolitano, in mattinata, rifiuta però l’uso stesso del termina ‘naqba’. “La fondazione dello Stato di Israele è un evento storico che non può essere messa in dubbio”, afferma. “Qualche che sia la definizione che alcune parti del mondo arabo ne danno – ‘naqba’ se non sbaglio significa disastro – non possiamo accettarlo. E sono sicuro che tutti i rappresentanti arabi che fanno la pace con Israele o caldeggiano la soluzione dei due popoli e due Stati (tra israeliani e palestinesi, ndr.), riconoscono il fatto che la decisione presa all’Onu nel 1947 è una parte della storia ed è una realtà irrinunciabile”.
Ska
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