C’erano le cene con Lele Mora, un suo parente sarebbe stato assunto da Ferrovie Nord, e quelle con le escort. C’erano anelli preziosi in regalo, emissari delle ’ndrine inviati su al nord per convincere dipendenti riottosi a “fare il loro dovere” e poi c’erano le pressioni “spudorate” per piegare l’assegnazione dei subappalti ai desideri dei clan.
È uno spaccato raggelante quello che emerge dalle 202 pagine dell’ordinanza che ha portato l’altro ieri (lunedì 3 ottobre 2016) all’arresto
di 14 persone: l’inchiesta ipotizza pesanti infiltrazioni della ’ndrangheta in una serie di appalti per la realizzazione di opere pubbliche al nord. Tra queste anche il “trenino” di collegamento tra il T1 e il T2 di Malpensa. E la Dda di Milano, qui, si è concentrata sulla figura di Davide Lonardoni, responsabile della sicurezza per Nord Ing, figlio dell’ex presidente di Ferrovie nord Dario Lonardoni, oggi assessore ai lavori pubblici del Comune di Saronno.
E sarebbe di 50 mila euro, per gli inquirenti, la tangente intascata dal varesotto. Una mazzetta pari al 2,5% del valore del subappalto per aggiudicare l’appalto da 2,3 milioni di euro all’interno del cantiere della ferrovia che collegherà i due terminal di Malpensa alla Titania di Pierino Zanga. Complice di Lonardoni sarebbe, per l’autorità giudiziaria, il suo braccio destro Massimo Martinelli.
Landoni avrebbe fatto pressioni su Itinera (società del Gruppo Gavio, che è anche azionista di Ferrovie Nord, ndr) a cui sono stati affidati i lavori da 115 milioni di euro per la realizzazione del collegamento ferroviario all’interno dell’aeroporto di Malpensa. Una delle figure chiave della vicenda per gli inquirenti è Zanga. Pierino Zanga ha alle spalle una discreta storia imprenditoriale nella carpenteria metallica, anche se le società che fanno capo a lui aprono e chiudono inseguite dal Fisco, dai creditori e da 20 milioni di euro di sanzioni. Quando decide di chiudere la Zaffiri costruzioni per trasferire l’attività nelle società Aveco e Collimiti, ha il problema di sbarazzarsi dei dipendenti «più intraprendenti e scomodi», scrive il gip Alessandra Simion, che ha ordinato gli arresti nell’inchiesta del pm Bruna Albertini, coordinata dal capo della Dda milanese Ilda Boccassini. Dalle intercettazioni non emergono contatti diretto tra Lonardoni e Zanga ma il tramite, per gli inquirenti, sarebbe Martinelli.
E Zanga in una conversazione con Martinelli in una conversazione intercettata dice «però devi fare una cosa, devo recuperare quei 50 là», i 50 mila euro che corrisponderebbero al 2,5% dell’ammontare dell’appalto. E chiuso l’affare il gruppo avrebbe festeggiato in diversi night club con champagne e escort a volontà per tutti.