‘ndrangheta, indagini chiuseSpuntano gli appalti dell’Expo

LONATE POZZOLO Operazione Bad Boys: il procuratore della Dda di Milano Mario Venditti deposita l’avviso di chiusura delle indagini e ai 39 indagati la notifica dell’avviso in questione. La bagarre scoppiò lo scorso 23 aprile: 11 dei 39 indagati sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso. A breve (si parla di settembre dato che la norma prevede 20 giorni di tempo tra avvisi e richieste con pausa festiva in agosto) arriveranno anche le richieste di rinvio a giudizio. 

Gli indagati, a vario titolo, sono accusati di estorsione, rapina; l’indagine, durata 4 anni, contesta al “locale Lonate-Legnano” di aver taglieggiato con minacce, violenze ed attentati, decine di imprenditori del basso Varesotto e del Legnanese. Il gruppo, che per la Da era capeggiato da Vincenzo Rispoli, legnanese, nipote del boss della ’ndrina di Cirò Marina Giuseppe Farao, avrebbe incendiato esercizi commerciali, danneggiato cantieri e avrebbe soppiantato le regolari gestioni in svariati locali della zona. 

Gli affari della banda per la Dda, data l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel campo edile, puntavano ad aggiudicarsi gli appalti per la costruzione del nuovo Expo di Milano; appalti che già erano stati al centro di un’inchiesta condotta dalla procura di Busto qualche mese fa, poi archiviata dalla Dda di Milano a causa di una sospetta fuga di notizie: qualcuno, dalle parti governative, avrebbe informato gli organi di stampa dell’indagine in corso facendo saltare l’indagine stessa. In questo contesto si inserirebbe anche l’omicidio

di Carmelo Novella, legnanese di 58 anni, freddato da due killer davanti a un bar di San Vittore Olona il 14 luglio 2008. Stando agli inquirenti, che sull’omicidio non hanno però formulato accuse precise (fatto salvo per quelle iscritte nel 2006 a carico di alcuni pregiudicati poi sparite nel nulla), Novella fu ucciso su ordine dei boss cirotani perché, da solo, avrebbe cercato di ingerirsi negli appalti dell’Expo. Altri 5 omicidi, quelli di Alfonso Cataldo, di Aloisio e Cataldo Murano, quello di Giuseppe Russo e di Antonio Grasta, si insierirebbero nello stesso contesto di vendette interne ed esterne al locale senza che però vengano indicati esecutori o mandanti. E a questo punto la sfera politica, lasciata in disparte in aprile, potrebbe rientrare nel quadro se non nell’inchiesta.

f.tonghini

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